La Corte Costituzionale ha accolto il ricorso di Napolitano
Le sue conversazioni intercettate indirettamente dalla procura di Palermo vanno distrutte, hanno stabilito i giudici
La Corte costituzionale ha accolto il ricorso presentato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano contro la procura di Palermo, riguardo le intercettazioni indirette di alcune sue conversazioni telefoniche con Nicola Mancino, ex ministro dell’Interno, nell’ambito dell’inchiesta sulla presunta trattativa tra Stato e mafia. Il presidente della Repubblica aveva sollevato un conflitto di attribuzione lo scorso luglio. Le motivazioni della sentenza saranno depositate a gennaio.
La Corte Costituzionale ha dato ragione al Capo dello Stato che aveva sollevato conflitto di attribuzione sul caso delle intercettazioni tra il Quirinale e l’ex ministro Nicola Mancino. La Corte ha accolto il ricorso del Quirinale e registrazioni che riguardano il Capo dello Stato saranno distrutte.
INTERCETTAZIONI – La Consulta è stata chiamata a decidere sul nodo delle intercettazioni indirette di alcune conversazioni telefoniche di Giorgio Napolitano con l’ex ministro Nicola Mancino, le cui utenze erano state messe sotto controllo su mandato dei pm palermitani che indagano sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia. In udienza era presente anche il procuratore capo di Palermo Messineo.
RICORSO – Nel ricorso contro la magistratura palermitana è intervenuta l’avvocatura di stato sostenendo che «La Procura di Palermo ha trattato queste intercettazioni come normali intercettazioni, non ha tenuto presente il fatto che siano intercettazioni illegittime», creando un «vulnus nella riservatezza del Presidente». Hanno pertanto chiesto che le intercettazioni vengano distrutte e non divulgate.
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foto: LaPresse/Manuel Romano