L’economia del Brasile peggiora
I dati sulla crescita pubblicati ieri sono peggiori delle attese, ma il governo dice di avere un piano
Ieri il governo brasiliano ha reso pubblici i dati economici del terzo trimestre e il risultato è peggiore di quanto avevano previsto le analisi. Aumenta così la pressione sul presidente Dilma Rousseff e sulle riforme strutturali che il suo governo dovrà approvare per frenare il rallentamento dell’economia del paese, che potrebbe anche contagiare i mercati degli altri grandi paesi emergenti. Già a settembre la crescita del Brasile era stata rivista al ribasso, soprattutto a causa di un piano industriale debole, di ritardi nelle infrastrutture e di una pesante burocrazia.
Rispetto al secondo trimestre di quest’anno, l’economia brasiliana è cresciuta dello 0,6 per cento, ha detto l’agenzia governativa di statistica IBGE. Si tratta della metà di quanto si aspettavano il governo e soprattutto i mercati finanziari. Da quando Dilma Rousseff si è insediata, circa un anno fa, sono stati approvati alcuni provvedimenti per alleggerire il peso fiscale sulle imprese e sul lavoro, ma gli stimoli praticati non sono stati sufficienti: i dati mostrano che le aziende hanno diminuito i loro investimenti per il quinto trimestre consecutivo.
Questa situazione ha effetti anche sugli altri paesi emergenti, che d’altronde a loro volta stanno avendo risultati al di sotto delle attese: a partire dall’India, che sta crescendo meno del previsto in quello che sarà, probabilmente, il suo anno peggiore degli ultimi dieci. Anche l’economia russa cresce poco: per l’anno prossimo è prevista una crescita del 3,2 per cento, secondo una stima fatta dagli analisti della Reuters. E anche la Cina, che è il principale partner commerciale del Brasile, quest’anno crescerà meno di quanto fatto negli ultimi 13 anni.
L’IBGE ha rivisto al ribasso anche il dato della crescita del secondo trimestre: inizialmente era stato detto che era dello 0,4 per cento, mentre in realtà è stato dello 0,2 per cento. E così anche le previsioni annuali, che hanno previsto una crescita dell’1,5 per cento, verranno probabilmente riviste al ribasso, intorno all’1 per cento. Anche i dati della Borsa sono al ribasso, a livello generale: da quando si è insediato il nuovo presidente l’indice ha perso sedici punti. A risentirne sono state soprattutto le banche, che nel terzo trimestre hanno avuto l’andamento peggiore, rispetto ai trimestri precedenti.
Il modello di sviluppo del Brasile dell’ultimo decennio si è basato sull’espansione dei consumi e quindi del credito: molti brasiliani appartenenti alle fasce più deboli della popolazione hanno potuto comprare macchine, televisioni e altri prodotti che prima non si potevano permettere. Ora, molti di questi consumatori hanno raggiunto livelli di debito non più sostenibile, nonostante siano stati tagliati dal governo i tassi d’interesse. Il ministro dell’economia brasiliano Guido Mantega ha detto che il governo attuerà diverse misure di stimolo per far ripartire l’economia, in modo da garantire per l’anno prossimo una crescita del 4 per cento.
Fino ad oggi però le sue previsioni sono state smentite dai dati reali e i mercati finanziari hanno iniziato a dubitare delle stime del governo. Al di là del rallentamento, comunque, ci sono ancora diversi aspetti positivi, in grado di sostenere l’economia brasiliana: la disoccupazione è intorno al 5,3 per cento, il minimo storico, e le finanze pubbliche godono di buona salute. Anche le politiche messe in atto da Dilma Rousseff vengono considerate in maniera positiva, pur avendo dei limiti, per esempio per quanto riguarda gli appalti di autostrade e aeroporti affidati al settore privato e per l’attuazione di un piano per tagliare i costi dell’energia elettrica, tra i più alti del mondo.
Foto: Dilma Rousseff (JAVIER SORIANO/AFP/Getty Images)