Le foto delle proteste in Birmania
Monaci buddisti e semplici cittadini hanno manifestato contro l'ampliamento della più grande miniera di rame del paese: è finita a botte e ustioni
Mercoledì in Birmania la polizia ha disperso in modo molto violento centinaia di cittadini e monaci buddisti che protestavano contro il progetto di ampliamento della miniera di rame di Leptadaund a Monywa, nel nord ovest del paese. La polizia in assetto antisommossa ha usato cannoni ad acqua e gas e ordigni incendiari, bruciando anche il campo che i dimostranti avevano allestito durante i primi giorni della protesta, iniziata pacificamente tre mesi fa. Le forze dell’ordine hanno inoltre arrestato diverse persone, tra cui molti monaci e religiosi.
La miniera, la più grande del paese, è di proprietà della Myanmar Wanabo Mining Copper, che fa parte della North China Industries Corp. (Norinco), una grande azienda cinese controllata dallo stato che opera in collaborazione con l’esercito birmano.
Il progetto prevede un ampliamento di 3.200 ettari e ha già provocato lo sfratto dei residenti dei villaggi della zona, che in molti casi non sono stati ancora risarciti dalle autorità, oltre al forte rischio di inquinamento ambientale.
Ieri la leader dell’opposizione Aung San Suu Kyi ha fatto visita ai manifestanti e ha visitato i feriti in ospedale, la maggior parte dei quali ustionati, criticando duramente il violento blitz delle forze di sicurezza.