Ascesa e caduta dei lemming
Sopravvissero a cinque estinzioni regionali nell'ultima Era glaciale ma quella dei suicidi di massa è una leggenda metropolitana (nata anche a causa della Disney)
Nel corso dell’ultima Era glaciale i lemming andarono incontro a cinque distinte estinzioni regionali a causa dei bruschi cambiamenti del clima. La scoperta è stata fatta da un gruppo di ricercatori guidati da Ian Barnes della Royal Holloway University (Surrey, Regno Unito), è stata pubblicata sulla rivista Proceedings of the Natural Academy of Sciences e dà qualche nuova informazione sui piccoli roditori artici, conosciuti più che altro per la leggenda metropolitana sul fatto che siano soliti compiere suicidi di massa, mito nato anche a causa della Disney (ma ci arriveremo dopo). La ricerca fornisce dati importanti su come andarono le cose migliaia di anni fa per i lemming, che un tempo si pensava non avessero subito più di tanto i cambiamenti del Pleistocene superiore (che durò da circa 11.700 a 126mila anni fa).
Estinzione
I ricercatori hanno analizzato resti fossili di lemming, appartenenti alla specie Dicrostonyx torquarus, in alcune grotte nel Belgio, scoprendo che popolazioni di lemming con codice genetico diverso popolarono i periodi del Pleistocene superiore. Questo significa che in quella zona i roditori furono spazzati via diverse volte, e che solo successivamente ripopolarono l’area, probabilmente in seguito alle loro migrazioni dall’Europa dell’est e dalla Russia. Accadde durante i periodi di rapido riscaldamento del clima che si verificarono nel corso dell’Era glaciale, spiegano i ricercatori. L’ipotesi è che i lemming non furono in grado di adattarsi rapidamente ai cambiamenti nella vegetazione dovuti al clima diverso, estinguendosi in alcune regioni.
I lemming nei territori che oggi sono il Belgio riuscirono a ripopolare la zona, ma a ogni ciclo persero buona parte della loro diversità genetica. I lemming dei giorni nostri hanno un codice genetico molto simile, mentre i ricercatori hanno scoperto fossili risalenti al Pleistocene superiore in cui c’era una varietà molto più spiccata nel DNA. Alla fine di questo stadio dell’epoca del Pleistocene, i piccoli roditori si ritirarono verso le zone dell’Artico dove è possibile osservare i loro discendenti ancora oggi.
I ricercatori confidano di poter utilizzare i loro dati per rispondere ad altre domande, legate questa volta all’estinzione di buona parte degli esemplari che facevano parte della megafauna, animali di grandi dimensioni come mammut, orsi e iene delle caverne. Per molto tempo gli scienziati si sono chiesti se le loro estinzioni siano state legate alla caccia da parte degli esseri umani o ai cambiamenti del clima dell’epoca. Non c’è ancora una risposta chiara a questo tipo di interrogativi, ma una ricerca su animali così piccoli come i lemming potrebbe aiutare: si ritiene che non fossero cacciati dagli uomini, quindi la loro estinzione regionale fu dovuta ad altri fattori, a partire probabilmente dai cambiamenti del clima. Gli autori dello studio ipotizzano che vi fosse una marcata “instabilità” tra le specie durante il Pleistocene superiore, cosa che avrebbe determinato le estinzioni.
Lemmi
I lemming fanno parte del ramo dei mammiferi più ampio in assoluto, la superfamiglia dei Muroidea. In italiano si chiamano “lemmi”, un solo esemplare “lemmo”, ma sono universalmente conosciuti con il loro nome in lingua inglese (puristi della Crusca permettendo). Un esemplare pesa di solito meno di un etto e non supera i 15 centimetri di lunghezza. Sono ricoperti da una pelliccia molto folta, sono erbivori, ma talvolta non disprezzano qualche larva succosa. Come per buona parte dei roditori, hanno incisivi che crescono di continuo e che consentono loro di sgranocchiare vegetali anche particolarmente duri. Nonostante vivano nei paesi del nord Europa e nella zona dell’Artico non vanno in letargo.
Caduti dal cielo
Di questi roditori si occupò già molti secoli or sono il geografo Jaco Ziegler in un trattato dei primi anni Trenta del Cinquecento, raccontando una teoria alquanto singolare: ipotizzò che i lemming fossero creature che arrivano dal cielo in seguito a particolari tempeste. Il medico e biologo Ole Worm un secolo dopo riconobbe che probabilmente i lemming potevano anche cadere dal cielo, ma solo perché molto leggeri e quindi esposti alle forti raffiche di vento. Ne sezionò alcuni esemplari e dimostrò che erano simili a tutti gli altri roditori, cosa confermata anche da Linneo (quello della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi) nel Settecento.
Suicidio di massa
Ma i lemming sono soprattutto conosciuti per una sorta di leggenda metropolitana, secondo la quale compiono suicidi di massa quando migrano. Ci sono diverse storie che la raccontano e hanno tutte gli stessi elementi in comune: enormi colonie di lemming che di punto in bianco si spostano dirigendosi verso corsi d’acqua, dirupi e scogliere da cui si gettano ponendo fine alla loro vita. In realtà le cose vanno diversamente.
Come molti roditori, anche i lemming si riproducono con estrema velocità, quindi le loro colonie si ingrandiscono a tal punto da rendere necessario uno spostamento quando hanno esaurito le risorse per sopravvivere nella porzione di territorio in cui si trovano. La migrazione verso nuovi territori avviene in massa e rapidamente, per ridurre al minimo il rischio di esporsi ai predatori, a cominciare dagli attacchi aerei dei rapaci. Questi animali se la cavano abbastanza bene anche in acqua, quindi a volte decidono di attraversare corsi d’acqua o tratti di mare lungo le coste. Si spingono fino al limite e accade che alcuni esemplari non ce la facciano e anneghino prima dell’arrivo. L’osservazione di questo comportamento, combinato con la costante fluttuazione nel numero di esemplari nelle colonie, ha contribuito al mito dei suicidi di massa.
A partire dagli anni Cinquanta del Novecento, ci ha messo del suo anche la Disney. Nel 1955 il fumettista Carl Barks pubblicò una storia a fumetti intitolata “Zio Paperone e il ratto del ratto” (“The Lemming with the Locket”) con una vignetta che mostrava il salto da una scogliera norvegese di un enorme numero di lemming. Tre anni dopo sempre la Disney produsse il documentario naturalistico “White Wilderness”, premiato poi con un premio Oscar, in cui venivano mostrate alcune scene in cui i roditori saltavano da una scogliera – alcuni cadendo rovinosamente – per raggiungere infine l’acqua e proseguire la loro migrazione.
Il documentario fu realizzato nell’Alberta (provincia del Canada occidentale), che non ha un habitat molto adatto per la vita dei lemming e non ha nemmeno uno sbocco sul mare. I lemming furono importati e successivamente fu messa in scena e filmata la finta migrazione. Per il film furono usate poche decine di lemming, un numero molto inferiore rispetto alle centinaia di roditori che partecipano a queste migrazioni. I lemming furono poi spostati lungo un piccolo dirupo al di sopra di un fiume e spinti a gettarsi in acqua. La voce fuoricampo del documentario annunciava poi la fine dei lemming per annegamento, ricordando comunque la possibilità per la colonia di rigenerarsi grazie ai pochi esemplari che non avevano partecipato alla migrazione. Il film contribuì a creare la leggenda del suicidio di massa di questi animali che resiste ormai da decenni.
Nel 1985 la storia del suicidio di massa dei lemming ispirò lo spot televisivo “Lemmings” per il lancio del sistema informatico Macintosh Office di Apple, nel corso di una delle pubblicità del Super Bowl. Una ventina di anni fa fu anche realizzato un videogioco rompicapo, che si chiama Lemmings, il cui scopo è di impedire a piccoli omini-roditori di suicidarsi con trappole o lanciandosi dai dirupi.
foto: kgleditsch