Continuano le proteste contro Morsi
I giudici e l'opposizione contestano ancora i decreti approvati due giorni fa dal presidente dell'Egitto, che ha aumentato i suoi poteri (temporaneamente, dice)
Giovedì scorso, il presidente dell’Egitto Muhammad Morsi ha annunciato di essersi attribuito nuovi e maggiori poteri. Ieri, in tutto il paese ci sono state manifestazioni di protesta contro questi cambiamenti, che secondo l’opposizione servono al presidente a mettersi al di sopra del controllo della magistratura: il nuovo provvedimento stabilisce infatti che la magistratura non avrà il potere di mettere in discussione le decisioni del presidente, ridimensionando in generale il ruolo dei magistrati.
Oltre ai sostenitori dell’opposizione, oggi hanno manifestato e protestato anche i massimi rappresentanti della categoria dei giudici: il Consiglio Giudiziario Supremo dell’Egitto ha pubblicato un comunicato per condannare i decreti firmati da Morsi, che saranno in vigore almeno fino a quando non sarà approvata la nuova Costituzione e si sarà insediato il nuovo Parlamento.
Morsi ha fatto anche dimettere il procuratore generale Abdel Meguid Mahmud, che aveva già cercato di destituire (senza riuscirci) il mese scorso, accusandolo di non avere fatto tutto il possibile nel perseguire i responsabili del regime di Mubarak per le violenze che ci sono state durante la rivoluzione. Inoltre, il presidente egiziano ha stabilito che vengano fatte nuove indagini in proposito: ha detto di voler ripulire le istituzioni e dissolvere tutte quelle strutture di potere che si sono create negli anni del regime.
Migliaia di persone si sono riunite negli ultimi due giorni in piazza Tahrir, al Cairo, e ci sono stati scontri con i sostenitori di Morsi, tra cui soprattutto i Fratelli Musulmani. Proprio davanti ai suoi sostenitori, Morsi ha detto ieri che tutte le sue azioni sono «per tutti gli egiziani» e di lavorare esclusivamente per l’interesse comune. Il Consiglio superiore della magistratura, va ricordato, è composto da molti giudici nominati dall’ex presidente Hosni Mubarak: nell’ultimo anno ha deciso anche lo scioglimento della Camera bassa del parlamento che stava elaborando la prima stesura della nuova Costituzione.
Lo scopo principale delle azioni di Morsi è soltanto quello di difendere quanto è stato conquistato dal paese con la rivoluzione, ha spiegato il presidente. Gli oppositori lo accusano invece di aver messo in atto un nuovo processo autoritario e anche il presidente degli Stati Uniti Barack Obama si è detto preoccupato per le decisioni prese da Morsi, che consentono una forte concentrazione di potere nelle mani di una sola persona e che impediscono alla magistratura di controllare la sua azione di governo.
Con i decreti approvati giovedì, Morsi ha stabilito che nessun organo giudiziario potrà sciogliere la Camera alta del Parlamento né l’assemblea che sta scrivendo la nuova Costituzione: questi due organi sono guidati dai Fratelli Musulmani, il movimento politico-religioso che sostiene Morsi. Per gli oppositori, il problema è proprio dato dal fatto che tutti e due gli organi che stanno ponendo le basi per il nuovo governo egiziano siano guidati dal partito del presidente, mentre il Consiglio rappresenterebbe ormai l’unica istituzione in cui ci sono membri provenienti da altri gruppi e che mantiene un certo grado di indipendenza.
I sostenitori di Morsi hanno accusato all’opposto l’apparato giudiziario di ostacolare il programma di rinnovamento del presidente, senza permettere alla commissione incaricata di scrivere la nuova costituzione di lavorare liberamente, essendo stata minacciata più volte dalla Corte di giustizia di scioglimento. Morsi ha spiegato che rinuncerà a questi nuovi e più forti poteri che si è dato per decreto dopo l’entrata in vigore della Costituzione e l’inizio della nuova legislatura.
Foto: Muhammad Morsi (AFP/Getty Images)