La lotta contro l’AIDS sta andando bene
Un rapporto delle Nazioni Unite mostra parecchi dati incoraggianti, ma c'è ancora molto da fare
Un nuovo rapporto sull’epidemia globale di AIDS mostra che negli ultimi 10 anni il numero delle nuove infezioni da HIV è calato di oltre il 50 per cento nei 25 paesi più a rischio.
Due giorni fa sono stati presentati i risultati del Rapporto per la Giornata mondiale contro l’AIDS curato dal progetto delle Nazioni Unite UNAIDS. La Giornata mondiale contro l’AIDS è stata istituita alla fine degli anni Ottanta e cade il primo dicembre di ogni anno. I risultati del rapporto sono molto incoraggianti: mostrano miglioramenti sia nel campo della prevenzione che in quello del trattamento durante la malattia. Molti paesi del mondo, in particolare quelli più colpiti, hanno aumentato i propri sforzi finanziari per combattere la malattia, ottenendo una grande accelerazione nel raggiungimento di risultati positivi: il rapporto mostra che, complessivamente, quello che si otteneva in dieci anni viene raggiunto ora in due. Nonostante l’ottimismo, restano ancora molte cose da fare e il numero delle persone malate o a rischio rimane, in termini assoluti, molto alto.
Le notizie più positive contenute nel rapporto riguardano l’Africa subsahariana, in cui le nuove infezioni da HIV sono diminuite di un quarto negli ultimi dieci anni. In alcuni dei paesi in cui l’HIV è più diffuso, il tasso annuale delle nuove infezioni è diminuito enormemente dal 2001 a oggi: del 73 per cento in Malawi, del 71 per cento in Botswana, del 68 per cento in Namibia, del 58 per cento in Zambia, 50 per cento in Zimbabwe e del 41 per cento in Sudafrica e Swaziland. Oltre a questo, nella stessa Africa subsahariana le morti causate dall’AIDS sono diminuite di un terzo tra il 2005 e il 2011 (in cui sono state 1,2 milioni) e il numero di persone che ha accesso al trattamento farmacologico è aumentato di quasi il 60 per cento negli ultimi due.
I successi maggiori, dice il rapporto, si sono avuti nella prevenzione della trasmissione dell’HIV ai bambini – con campagne specifiche per raggiungere le donne incinte – che è calata del 24 per cento in soli due anni, come si vede in uno dei grafici allegati al rapporto, mentre in precedenza questa diminuzione era stata ottenuta in sei:
Uno dei paesi in cui ci sono stati i migliori risultati è il Sudafrica, che investe i fondi maggiori rispetto a tutti i paesi esclusi quelli occidentali. C’è da dire che in Sudafrica la diffusione del virus è la più grande, in percentuale e in assoluto, rispetto a tutti gli altri paesi del mondo, raggiungendo quasi il livello di dramma sociale, prima ancora che sanitario: nella popolazione adulta il numero delle persone infette da HIV è arrivato al 18 per cento nel 2007, su una popolazione di 48 milioni di abitanti. A ogni modo, le nuove infezioni da HIV nel paese sono diminuite di oltre 50 mila unità in due anni, gli stessi in cui la diffusione del trattamento è aumentata del 75 per cento, raggiungendo 1,7 milioni di persone, e i fondi statali contro l’AIDS hanno raggiunto 1,6 miliardi di dollari (1,2 miliardi di euro).
Un altro aspetto interessante – e incoraggiante – evidenziato nel rapporto è che in generale i paesi in cui la malattia è più diffusa stanno aumentando gli investimenti economici necessari a combatterla: nel 2011, in tutto il mondo si sono spesi circa 17 miliardi di dollari (13 miliardi di euro) nella lotta contro l’AIDS.
(Magic Johnson vent’anni dopo)
La gran parte degli effetti positivi che sono elencati nel rapporto è dovuta a una maggior diffusione dei farmaci antiretrovirali, il nome collettivo con cui vengono chiamati i molti medicinali usati nel trattamento farmacologico dell’HIV. La loro azione principale è quella di ridurre la moltiplicazione del virus dell’HIV, che è un retrovirus (da cui il nome). Ci sono molte prove del fatto che i farmaci antiretrovirali riducano anche la capacità di trasmissione del virus.
Che cosa manca
Nonostante i dati positivi, il rapporto stesso evidenzia che restano molte cose da fare e che i numeri della diffusione della malattia continuano a essere molto alti. Circa 6,8 milioni di persone, dice il rapporto, non hanno accesso ai trattamenti sanitari di cui hanno bisogno: ma quello che è più grave è che circa la metà dei 34 milioni di persone che hanno l’HIV non sa di essere malata. Inoltre, il numero totale delle nuove infezioni rimane molto alto, 2,5 milioni nel 2011. Nello stesso anno, 1,7 milioni di persone sono morte a causa della malattia. Il rapporto dice anche che alcune categorie di persone non vengono raggiunte con efficacia dai programmi delle Nazioni Unite e degli stati nazionali per la prevenzione e la cura, nei paesi in via di sviluppo: in particolare chi si prostituisce, chi si inietta droghe e gli omosessuali maschi.
(AIDS, cos’è vero e cos’è falso)
L’AIDS è una malattia del sistema immunitario causata dal virus dell’immunodeficienza umana (human immunodeficiency virus, HIV). Rimane per molto tempo senza manifestare sintomi, ma nel progresso della malattia danneggia sempre di più il sistema immunitario, che si ammala a causa di altre infezioni con una facilità molto maggiore. Secondo la ricerca genetica, l’HIV è nato nell’Africa centrale all’inizio del Novecento: la malattia venne riconosciuta negli Stati Uniti all’inizio degli anni Ottanta e da allora, in pochi decenni, è diventata una pandemia che ha causato circa 30 milioni di morti in tutto il mondo.
Il paese che ha in maggior numero di malati è il Sudafrica, con oltre cinque milioni di persone; segue la Nigeria con tre milioni e il Kenya con 1,4 milioni. Negli Stati Uniti, il numero dei malati è di 1,3 milioni, mentre in Europa il paese più colpito è la Russia, con quasi un milione di persone che vive con l’HIV.
Foto: DIBYANGSHU SARKAR/AFP/Getty Images