I ribelli del Congo hanno conquistato Goma
Cioè un'importante città nell'est del paese: il governo continua ad accusare i vicini Uganda e Ruanda di armarli
Il gruppo ribelle dell’M23, nato pochi mesi fa nell’est della Repubblica Democratica del Congo (RDC), ha conquistato ieri la capitale della provincia del Nord Kivu, Goma, un importante centro strategico grazie al suo aeroporto internazionale e una città di oltre un milione di persone.
Ieri pomeriggio i ribelli dell’M23, pesantemente armati, hanno sfilato nel centro di Goma senza incontrare opposizione, dopo diversi giorni di combattimenti contro le forze governative. Nel corso della notte, ha detto il corrispondente di Al Jazeera nella città, c’è stata una “strana calma”, e questa mattina centinaia di soldati e poliziotti della RDC si sono arresi consegnando le armi nello stadio della città. I ribelli puntano ora alla capitale del Sud Kivu, Bukavu, ma hanno annunciato che “libereranno” tutto il paese.
A Goma è presente anche parte del grande contingente militare delle Nazioni Unite in Congo, conosciuto con la sigla MONUSCO, che tuttavia non ha sostenuto l’esercito governativo nella battaglia degli ultimi giorni perché l’azione militare diretta contro i ribelli non fa parte del suo mandato. I soldati dell’ONU nella città sono circa 1.500 e secondo un portavoce delle Nazioni Unite hanno ancora il controllo dell’aeroporto.
Intorno alla città ci sono campi profughi in cui abitano decine di migliaia di persone, visto che la regione soffre ancora per le conseguenze delle sanguinose guerre nel Congo orientale, che hanno visto il coinvolgimento dei vicini Uganda e Ruanda. Molti di questi profughi hanno lasciato le loro case e sono andati in direzione del Ruanda, secondo i gruppi umanitari che operano nella zona e che descrivono la situazione come «una catastrofe umanitaria».
Negli ultimi mesi del conflitto ci sono state numerose denunce di violenze, stupri, uccisioni e rapimenti contro i civili, oltre al fatto che circa 650 mila persone hanno lasciato le proprie case per sfuggire ai combattimenti.
Il governo della Repubblica Democratica del Congo (RDC) – la capitale Kinshasa dista oltre 1500 chilometri ed è lontanissima, oltre che geograficamente, anche come capacità di azione – ha accusato l’Uganda e soprattutto il Ruanda, i due piccoli paesi confinanti, di fornire ai ribelli anche armi particolarmente sofisticate, come mortai e visori notturni. Entrambi i paesi hanno detto di non essere coinvolti nel conflitto e l’Uganda ha chiuso la frontiera con il Congo per protesta contro le accuse.
Negli ultimi anni, la RDC ha combattuto due guerre contro il vicino Ruanda, l’ultima delle quali è stata il più grande conflitto armato della storia africana, coinvolgendo in un modo o nell’altro metà dei paesi africani nei sei anni della sua durata (1998-2003).
Proprio la situazione ruandese è alla base della ribellione in corso. I membri dell’M23 sono principalmente di etnia Tutsi, sterminata dagli Hutu durante il genocidio ruandese dei primi anni Novanta: dopo la pulizia etnica, i Tutsi sono tornati gradualmente ai posti di comando ruandesi che avevano fin dai tempi del dominio coloniale e hanno spinto molti Hutu ad attraversare il confine e trasferirsi nel Congo orientale. Il Ruanda mantiene da allora un grande interesse verso quella zona, e secondo molti arma e addestra i movimenti ribelli che provano ad assicurarsene il controllo.
L’M23 odierno è l’erede diretto del cosiddetto “Congresso Nazionale per la Difesa del Popolo” (CNDP), una formazione paramilitare di Tutsi di base nelle province orientali del Congo dal 2006, che negli anni ha assunto un ruolo fondamentale nel conflitto del Kivu, combattuto dalle milizie della regione contro le forze governative del Congo. Si riteneva che la guerra fosse terminata nel 2009, con la cattura di Laurent Nkunda – il leader dell’epoca del CNDP – e un accordo che prospettò la rimozione delle truppe dal Kivu e l’evoluzione del CNDP in un partito politico tradizionale. Il trattato di pace in questione venne firmato il 23 marzo 2009 ed è proprio al 23 marzo che il nuovo gruppo di ribelli – M23 – fa riferimento, per sottolineare il carattere fallimentare di quegli accordi.
Il conflitto attuale è cominciato lo scorso aprile, quando centinaia di soldati del governo congolese disertarono e si unirono ai ribelli dell’M23. Poco tempo dopo, questi lanciarono una serie di attacchi nelle province del Nord Kivu e del Sud Kivu, fino all’importante conquista militare di ieri.
Foto: AP Photo/Melanie Gouby