Aaron Sorkin e il film su Steve Jobs
Ha spiegato in un'intervista che sarà costituito da sole tre scene ispirate alla vita del cofondatore di Apple
Giovedì lo sceneggiatore americano Aaron Sorkin ha anticipato in un’intervista con la giornalista Tina Brown alcuni dettagli del film che sta scrivendo sulla vita di Steve Jobs, il cofondatore di Apple. La sceneggiatura si basa sulla biografia di Jobs scritta da Walter Isaacson, i cui diritti sono stati acquistati da Sony Pictures Entertainment. L’intervista è avvenuta nell’ambito dello Hero Summit, un evento organizzato a Washington dal sito di notizie online Daily Beast e dal settimanale Newsweek – entrambi diretti da Brown – in cui scrittori, giornalisti, storici e altre personalità hanno raccontato le storie e i comportamenti coraggiosi di soldati americani sul fronte.
(Cosa c’è nella biografia di Steve Jobs)
Sorkin – considerato tra gli sceneggiatori più brillanti degli ultimi vent’anni e vincitore di un Oscar per la sceneggiatura di The Social Network – ha inizialmente parlato del caso Petraeus, dicendo che gli sarebbe piaciuto trattarlo nella seconda stagione di The Newsroom, la serie tv sul giornalismo che sta scrivendo per HBO, ma «sfortunatamente la stagione si chiude pochi giorni prima» lo scoppio dello scandalo. Dopo aver parlato del suo modo di scrivere e raccontato quali personaggi lo interessano, Sorkin ha rivelato alcuni particolari del film che sta scrivendo su Steve Jobs.
Per prima cosa ha ribadito – come aveva già detto a giugno – di non voler raccontare la vita del fondatore di Apple in modo tradizionale, seguendo la struttura dalla-culla-alla-tomba tipica dei film biografici. Sorkin ha quindi spiegato che «l’intero film sarà costituito da tre scene, e tre scene soltanto, che si svolgeranno tutte in tempo reale», ovvero il tempo vissuto dai protagonisti del film avrà la stessa durata di quello vissuto dagli spettatori. Le scene presenteranno tre momenti cruciali della vita di Jobs e saranno ambientate nei backstage del lancio del primo Mac nel 1984, di NeXt – la società fondata da Jobs dopo aver lasciato Apple – e infine dell’iPod nel 2001.
Sorkin ha raccontato di aver incontrato le persone che Jobs frequentava, tra cui il cofondatore di Apple Steve Wozniak, che svolge anche il ruolo di supervisore del film: «ho avuto la possibilità di parlare con queste persone che lo venerano nonostante le abbia fatte tutte piangere, prima o poi. Ma le ha rese anche tutte migliori in quello che stavano facendo», ha detto Sorkin. Secondo Sorkin il brutto carattere per cui Jobs è famoso – insieme alla sua genialità – hanno reso ancora più interessante scrivere un film su di lui: «non ha senso scrivere su qualcuno a meno che sia imperfetto. Le persone perfette – che probabilmente non esistono – non sono interessanti. Non esistono neanche le persone che appartengono a una data tipologia. Steve Jobs era atipico, era un genio, ed era estremamente difficile».
– Aaron Sorkin per principianti
Sorkin ha raccontato che pur non avendo mai incontrato Jobs di persona, gli aveva parlato diverse volte al telefono: Jobs lo aveva chiamato più volte per complimentarsi per il suo lavoro e gli aveva anche chiesto un consiglio sul famoso discorso che tenne all’università di Stanford nel 2005. L’ultima volta Jobs lo aveva chiamato per proporgli di scrivere un film per la Pixar. Sorkin ha terminato il suo intervento dicendo di voler concludere il film con un testo o una voce fuoricampo a leggere la frase Here’s to the crazy ones, tratta del famoso spot della Apple Think Different del 1997. «Se mi posso guadagnare quel finale allora avrò scritto il film che volevo».
– La storia e le foto di Steve Jobs
– L’incredibile caso Peatraeus, dall’inizio
Foto: Aaron Sorkin (Valerie Macon/Getty Images)