La situazione a Gaza
Gli attacchi di Israele sono andati avanti fino a stamattina: ieri sono stati uccisi il capo militare di Hamas e altre 12 persone, tra cui figlio e cognata di un dipendente BBC
Aggiornamento di giovedì 15 novembre, ore 8:30
Giovedì mattina a Gaza tre persone sono state uccise e molte sono rimaste ferite durante le operazioni militari di Israele contro Hamas, portate avanti con l’uso di carri armati, cannoniere e bombardamenti dall’alto. Subito dopo l’uccisione del leader dell’ala militare di Hamas, Ahmed Said Khalil al-Jabari, avvenuta ieri, l’aviazione israeliana ha lanciato attacchi aerei contro almeno cento obiettivi militari mirati – dai lanciarazzi alle strutture di addestramento dell’organizzazione – che sono continuate fino a giovedì mattina. Finora l’operazione ha ucciso 13 persone, tra cui il figlio di undici mesi di Jihad Misharawi, un impiegato del servizio in arabo della BBC. Anche il fratello di Misharawi è stato gravemente ferito durante i bombardamenti e la cognata è stata uccisa.
Mercoledì notte si è tenuta una riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, conclusa senza nessuna decisione su come affrontare la situazione. Il presidente statunitense Barack Obama ha telefonato al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, convenendo sulla necessità che Hamas ponga fine ai suoi attacchi contro Israele, e con il presidente egiziano Mohammed Mursi, con cui si è detto d’accordo sul lavorare per riportare la situazione alla normalità il più presto possibile.
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L’esercito israeliano ha attaccato oggi la Striscia di Gaza, uccidendo il capo dell’ala militare di Hamas, l’organizzazione palestinese che ha il controllo della Striscia di Gaza: Ahmed Said Khalil al-Jabari, 46 anni, stava viaggiando in auto nella città di Gaza quando il suo mezzo è esploso. Anche la sua guardia del corpo sarebbe morta nell’attacco. Negli oltre venti attacchi aerei di un’«operazione mirata» sarebbero morte altre nove persone, tra cui alcuni civili, mentre più di quaranta persone sarebbero rimaste ferite.
In base a quanto hanno reso noto i vertici militari israeliani, quello di oggi ha rappresentato l’inizio di un’offensiva verso Gaza che potrebbe diventare ancora più grande e che oltre agli attacchi aerei ci potrebbero essere quelli via terra. Con l’uccisione di Jabari è ripresa la politica militare israeliana di uccidere i capi delle milizie armate palestinesi, non accadeva dal 2009. Jabari era tra i maggiori ricercati miliziani da parte di Israele: si tratta dell’esponente di Hamas più importante ad essere ucciso a Gaza dalla fine dell’operazione militare israeliana “Piombo fuso”, tra dicembre 2008 e gennaio 2009. Jabari era accusato di una serie di azioni terroristiche e del rapimento del soldato israeliano Gilad Shalit nel 2006, liberato poi nel mese di ottobre dell’anno scorso.
Oltre agli attacchi aerei a Gaza, ce ne sono stati altri nella città di Rafah, al confine con l’Egitto. L’esercito israeliano e i servizi segreti interni, lo Shin Bet, hanno confermato nel pomeriggio l’attacco: è stato descritto come «un’operazione chirurgica». La situazione è peggiorata dopo gli scontri tra Hamas e l’esercito israeliano iniziati il 10 novembre scorso, in cui sono morti almeno sette civili palestinesi e sono stati sparati molti razzi verso gli insediamenti nel sud di Israele. I militari hanno spiegato che il loro obiettivo era quello di colpire più di venti impianti che servivano da deposito e tutti quei siti in cui vengono di solito sparati i razzi. Gli esponenti dell’esercito hanno ribattezzato l’operazione “Pilastro della Difesa” e hanno reso pubblico un video che mostrerebbe l’istante in cui l’auto su cui stava viaggiando Jabari è stata colpita.
Il video in cui viene colpita l’auto di Ahmed Said Khalil al-Jabari, il capo militare di Hamas.
I leader di Hamas hanno annunciato lo stato d’emergenza e promesso una pesante rappreseglia con nuovi lanci di razzi verso Israele. Khalil al-Haya, un ufficiale del gruppo, ha detto che «la battaglia è aperta e si concluderà solo con la liberazione della Palestina». E questo sarebbe anche il pensiero dominante tra la popolazione, secondo quanto riportano le agenzie di stampa. E temendo l’avvio di una nuova guerra, i cittadini palestinesi si sono precipitati a comprare carburante e generi di prima necessità.
In serata, Benjamin Netanyahu, il primo ministro israeliano, ha convocato una riunione d’urgenza con il gabinetto di sicurezza. Poi, in un discorso alla televisione israeliana ha detto che con l’operazione di oggi è stato inviato ad Hamas un «messaggio chiaro» e che, se sarà necessario «siamo pronti ad espandere l’operazione», specificando che altri attacchi da parte di razzi provenienti da Gaza non saranno più tollerati. Ehud Barak, il ministro della difesa israeliano, ha assicurato che Israele non vuole una nuova guerra, ma soltanto di volere dimostrare un’azione forte che dissuada Hamas dallo sparare ancora.
Ma a Gaza i lanci di razzi sono continuati: ne sono stati sparati una decina verso le città israeliane di Dimona e di Beer Sheva, dopo le ore 20 locali, anche se al momento non ci sarebbero morti. Israele ha confermato successivamente che i razzi sono stati intercettati dal proprio sistema di difesa a cui sarebbe poi seguita una risposta di Israele. Intanto il governo egiziano, che è stato molto critico riguardo l’attacco, ha deciso di richiamare il proprio ambasciatore che si trova in Israele. L’Egitto ha chiesto anche la convocazione di una riunione d’emergenza del Consiglio di sicurezza dell’ONU, mentre la Lega Araba dovrebbe riunirsi venerdì o sabato, su richiesta del presidente palestinese Mahmoud Abbas.
Foto: Gaza (AP Photo/Adel Hana)