Che succede in Lombardia?
Umberto Ambrosoli si è candidato alla presidenza della regione per il centrosinistra e dopo parecchi tentennamenti sembra aver accettato di fare le primarie
Da ieri sappiamo che in Lombardia, così come in Lazio e in Molise, si voterà per rinnovare le giunte regionali il prossimo 10 e 11 febbraio. In Lombardia le primarie del centrosinistra si faranno: sono state fissate per sabato 15 dicembre (il 16 si terranno, in teoria, quelle del PdL), per presentare la propria candidatura c’è tempo fino al 17 novembre e servono tremila firme. Per votare è sufficiente avere almeno 16 anni, non occorre alcuna registrazione preventiva e il tetto massimo di spesa per la campagna elettorale di ogni candidato è di 30mila euro.
Nelle ultime settimane sono state annunciate diverse candidature ma al momento il nome su cui ci si è concentrati maggiormente è quello di Umberto Ambrosoli, 41 anni, avvocato penalista e figlio di Giorgio Ambrosoli, il commissario liquidatore della Banca Privata Italiana assassinato a Milano nel 1979. Ambrosoli ha detto più volte nei giorni scorsi di considerare le classiche primarie come qualcosa legato ai soli partiti e di voler puntare a un allargamento al centro e alla società civile.
Due giorni fa, in un comunicato pubblicato su Facebook (ora non visibile), Ambrosoli non ha fatto nessun riferimento esplicito alle primarie ma a più generiche “forme di partecipazione popolare dell’elettorato lombardo”, spiegando che “la forma partecipativa indicata è quella di una prima giornata indetta da un comitato civico entro la metà di dicembre in tutta la regione e in rete”. Nella mattina di oggi invece, in una nuova nota sul social network, Ambrosoli è apparso molto più aperto sulla questione, scrivendo che “da parte mia ogni soluzione andrà bene: anche quella competitiva, che dovrà ovviamente salvaguardare le possibilità di partecipazione anche di chi aveva annunciato di voler partecipare alle primarie”.
La precedente presa di posizione di Ambrosoli sulle primarie aveva suscitato molte polemiche. Da una parte c’è chi crede che Ambrosoli possa legittimamente lanciare la sua candidatura senza passare dalla consultazione delle primarie, tra cui il sindaco di Milano Giuliano Pisapia – che proprio grazie alle primarie ha ottenuto la candidatura a sindaco – che ha dichiarato quanto sia «fondamentale uscire dallo schema secondo il quale sono i partiti a indire le primarie». Anche Bruno Tabacci, assessore al Bilancio al comune di Milano e candidato alle primarie nazionali, ha proposto «primarie non competitive» e ha ribadito la legittimità della posizione di Ambrosoli: «a Roma, dove si è candidato il mio amico Zingaretti, nessuno ha pensato di chiedere le primarie: non deve essere un dato istituzionale ma un’opportunità politica da valutare caso per caso».
Contro l’idea di rinunciare al passaggio delle primarie ci sono invece i partiti della coalizione, poco soddisfatti delle condizioni poste da Ambrosoli e dal fatto che fino a ora abbia solo dettato condizioni. Pippo Civati considera l’idea di rinunciare alle primarie «inaccettabile, proprio nel momento in cui il dibattito nazionale del centrosinistra si piazza al centro della scena. Questa scelta di piazzarsi a metà strada in Lombardia non gratifica nessuno. Ancora non l’hanno capito che le primarie sono importanti per tutti, sia che si vinca, sia che si perda. Perché legittimano tutti».
E sono della stessa idea gli altri candidati. La ginecologa Alessandra Kustermann, una delle prime a candidarsi, ha scritto una lettera aperta ad Ambrosoli spiegando che per il centrosinistra le primarie sono un passaggio fondamentale: «Come puoi dire, se è vero quel che leggo sui giornali, che le primarie sono uno strumento dei partiti e non della società civile? Perché la vicinanza a quel centrosinistra che per 17 anni si è opposto a Formigoni ti turba tanto?». Roberto Biscardini, consigliere comunale del PD a Milano e candidato, ha chiesto ad Ambrosoli di non fare «lo schizzinoso, senza il peso dei partiti non andrebbe da nessuna parte». Nel frattempo continuano a raccogliere le firme necessarie alla candidatura il consigliere regionale di SeL Giulio Cavalli e Fabio Pizzul del Partito Democratico.
La candidatura di Ambrosoli complica le cose anche all’interno del centrodestra: l’UdC sarebbe infatti propenso ad appoggiare lui e non l’ex sindaco di Milano Gabriele Albertini. Lunedì Pierferdinando Casini ha però preso tempo, spiegando che le opinioni sono positive su entrambi i candidati e che «decideremo quando saranno chiare le carte in tavola».
foto: dal profilo Facebook di Ambrosoli Lombardia 2013