Storia minima dei dibattiti tv in Italia
Quali sono i precedenti di confronti politici all'americana, con riferimenti a ubriachi, utili idioti e auto rubate
Questa sera i cinque candidati alle primarie del centrosinistra si confronteranno in diretta, nel corso di un dibattito organizzato sul modello dei dibattiti politici statunitensi. Il moderatore, Gianluca Semprini, farà le sue domande e controllerà che ogni candidato rispetti i tempi e risponda a ciò gli è stato chiesto. Il dibattito avrà molte cose in comune con quelli che abbiamo visto, o di cui abbiamo sentito parlare, durante la primavera quando il partito repubblicano ha scelto il proprio candidato con lo strumento delle primarie negli Stati Uniti.
(Guida al dibattito tra i candidati alle primarie)
In passato in Italia ha prevalso il modello delle tribune politiche, nate sulla televisione di stato quando c’era un solo canale e con un formato che è rimasto sostanzialmente invariato fino a oggi. I talk show politici che vanno in onda quasi ogni giorno sui canali televisivi ripropongono lo stesso schema e accade di rado che i leader politici si confrontino direttamente. Il dibattito di stasera non sarà comunque il primo nel suo genere per le televisioni italiane.
Il precedente più conosciuto, e forse il più ricordato, è il confronto diretto che fu organizzato nel 1994 su Canale 5 da Enrico Mentana. In quell’occasione si sfidarono il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, alla guida del Polo della Libertà, e il leader del Partito Democratico della Sinistra, Achille Occhetto, alla guida dell’Alleanza dei Progressisti. La trasmissione si intitolava “Braccio di Ferro” e i due leader decisero di parteciparvi dopo lunghi tentennamenti, specialmente da parte di Berlusconi che sembrava essere il favorito e aveva quindi meno interesse a fare il confronto. Il dibattito non fu molto acceso, entrambi i candidati erano visibilmente tesi e non ci furono grandi occasioni per discussioni più intense. Secondo molti osservatori finì con un pareggio, ma il confronto primo nel suo genere fatto in quel modo ottenne comunque un grande interesse.
Nel 1996 alle politiche si sfidavano Silvio Berlusconi, alla guida del Polo per le Libertà, e Romano Prodi alla guida dell’Ulivo. Non ci fu un dibattito all’americana vero e proprio, quell’anno, tuttavia i due leader si confrontarono ugualmente in una sorta di “ibrido” organizzato da Lucia Annunziata durante la trasmissione “Linea Tre”. Nella prima parte del programma Prodi e Berlusconi si confrontarono direttamente, mentre nella seconda parte il dibattito fu allargato per comprendere altri esponenti dei due schieramenti. In diversi passaggi Prodi dimostrò di essere più reattivo e agguerrito di Berlusconi, nonostante quest’ultimo dovesse recuperare terreno nei confronti del suo oppositore. Prodi si rivelò più convincente e concreto, a detta di molti.
Cinque anni dopo il centrosinistra schierò Francesco Rutelli contro Berlusconi, ma il dibattito non si fece. Il leader del centrodestra era in vantaggio e non aveva nessun interesse a confrontarsi in televisione con un candidato più giovane e alla ricerca di ulteriore visibilità per colmare le distanze. A dieci anni dal loro primo confronto televisivo, Berlusconi e Prodi si ritrovarono in uno studio televisivo per confrontarsi prima del voto alle politiche. Il primo era alla guida della Casa delle Libertà, il secondo dell’Unione. I dibattiti per i principali leader furono due: uno condotto da Clemente Mimun e uno da Bruno Vespa. Andarono in onda entrambi su RaiUno con un regolamento molto rigoroso, che non prevedeva che i due candidati potessero parlarsi direttamente o scambiarsi battute. Le regole in alcuni momenti saltarono, ma nel complesso contribuirono a rendere i due dibattiti di una noia mortale.
I dibattiti del 2006 tra Prodi e Berlusconi sono ricordati per un battibecco sugli ubriachi e gli utili idioti.
E per la promessa all’ultimo secondo di Berlusconi, che come in una televendita promise rassicurante guardando in camera che, «avete capito bene», avrebbe abolito l’ICI.
Sempre per le politiche del 2006 furono organizzati altri dibattiti tra gli esponenti minori dei due schieramenti. Ci furono Fausto Bertinotti (Rifondazione) vs Roberto Maroni (Lega Nord-MPA), Pierferdinando Casini (UDC) vs Francesco Rutelli (Margherita) e Piero Fassino (DS) vs Gianfranco Fini (AN).
Alle ultime elezioni politiche, quelle del 2008, non ci fu un dibattito tra i due schieramenti, guidati rispettivamente da Silvio Berlusconi e Walter Veltroni. Secondo i sondaggi, Berlusconi era in vantaggio e quindi non aveva particolare interesse a confrontarsi in televisione con Veltroni, che in più occasioni aveva comunque chiesto al “principale esponente dello schieramento a noi avverso” di fare un confronto televisivo. L’anno seguente, in seguito anche alla sconfitta elettorale e per evitare ulteriori lacerazioni nel partito, Veltroni si fece da parte e scattarono le primarie di partito per l’elezione del nuovo segretario. Si sfidarono Pier Luigi Bersani, Dario Franceschini e Ignazio Marino. Prima del voto parteciparono a un dibattito televisivo per confrontarsi sui loro programmi, con uno schema simile a quello dei dibattiti statunitensi.
Nel corso degli ultimi anni sono stati organizzati diversi confronti diretti per le elezioni amministrative. Nel 2010 ci furono quelli tra Mercedes Bresso e Roberto Cota per la presidenza del Piemonte, Roberto Formigoni e Filippo Penati in Lombardia, Luigi De Magistris e Gianni Lettieri per il comune di Napoli nel 2011 e nello stesso anno Marco Doria contro Enrico Musso a Genova. Il dibattito più ricordato per le amministrative rimane probabilmente quello dello scorso anno tra Giuliano Pisapia e Letizia Moratti per l’elezione a sindaco del Comune di Milano. Nel suo appello conclusivo, quindi senza possibilità di replica da parte del suo oppositore, accusò Pisapia del “furto di un veicolo”, un’accusa che non stava molto in piedi e che era già stata smontata con due sentenze.