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  • Sabato 10 novembre 2012

Che cos’è il gerrymandering

Ha a che fare con i collegi elettorali americani, lo praticano repubblicani e democratici e potrebbe essere stato un problema per Obama, dice Slate

Nello stato della Pennsylvania, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama è stato rieletto il 6 novembre con un vantaggio di cinque punti su Mitt Romney. Ma il giorno delle elezioni presidenziali gli americani hanno votato anche per il rinnovo della Camera dei rappresentanti: e in Pennsylvania, nonostante il grosso vantaggio del loro presidente, i democratici hanno vinto soltanto 5 dei 18 seggi in palio, mentre i repubblicani ne hanno conquistati 13. Risultati simili, scrive Slate, ci sono stati in Ohio, North Carolina e Michigan.

Negli Stati Uniti molti pensano che il responsabile di questa situazione sia un fenomeno chiamato gerrymandering. Si tratta di un metodo per ridisegnare i confini dei collegi elettorali maggioritari in modo da favorire i candidati di un partito. Secondo il Washington Post, questa pratica ha influenzato direttamente e in maniera significativa le ultime elezioni per la Camera. I democratici, infatti, hanno ottenuto una strettissima maggioranza nel voto popolare nelle elezioni legislative – 48,8 contro 48,47 – ma i repubblicani hanno comunque ottenuto una maggioranza di 35 seggi.

Per capire come funziona il gerrymandering, basta pensare a una regione composta da una città circondata dalla campagna. Nella città, dove abita circa metà della popolazione totale, si vota a sinistra, nella campagna, dove abita l’altra metà, si vota destra. Se chi ha il potere di ridisegnare i collegi elettorali della regione volesse far vincere la destra, potrebbe disegnare i vari collegi in modo che ogni collegio cittadino comprendesse una fetta di campagna tanto grande da far sì che i cittadini di sinistra siano inferiori in numero agli abitanti rurali di destra. Con questo sistema, nonostante la parità numerica tra gli elettori dei due partiti, dalla regione uscirebbe sempre una maggioranza di candidati di destra. Questo è quello che, secondo alcuni, hanno fatto i repubblicani in stati come l’Ohio.

In verde, la forma contorta del distretto elettorale 4 in Illinois.

L’origine del nome gerrymandering ha più di due secoli e ha a che fare con le salamandre, dato che i collegi creati a tavolino per scopi elettorali hanno quasi sempre confini molto contorti. In particolare era molto contorto, e di forma vagamente animale, uno dei distretti del Massachusetts disegnato dal governatore democratico-repubblicano Elbridge Gerry nel 1812. Un giornale del partito avversario, quello federalista, pubblicò una caricatura in cui il distretto in questione aveva la forma di un anfibio o di un rettile. Fondendo insieme il nome del governatore con la parola “salamandra”, il direttore del giornale creò il nomignolo gerrymander, che poi passò alla storia come il nome della pratica.

Nel corso degli anni, il gerrymandering è stato utilizzato da quasi tutti i partiti che si sono trovati nella posizione di ridisegnare i distretti elettorali (un compito che spetta alle assemblee legislative dei singoli stati). Secondo alcuni giornalisti, anche i democratici lo hanno praticato in Illinois e in Maryland, anche perché a tutti gli effetti è un metodo legale e non sanzionato dagli elettori.

L’unico ostacolo al gerrymandering è il Voting Rights Act, una delle leggi fondamentali contro la segregazione razziale, approvata nel 1965. In particolare, due commi sono importanti: il primo obbliga gli stati che hanno avuto un passato segregazionista a sottoporre a revisione ogni modifica dei collegi elettorali, mentre il secondo consente a ogni cittadino di appellarsi nel caso che un cambiamento dei confini causi una diluizione del voto delle minoranze (dividendo, ad esempio, un quartiere a maggioranza afroamericana in vari collegi a maggioranza bianca).

Se non avete ancora chiaro come funziona il gerrymandering,  in questo video del blogger C.G.P. Grey il meccanismo è spiegato in modo molto chiaro.

Foto: Mark Wilson/Getty Images