A che punto è il processo Manning
Per la prima volta, il soldato accusato di aver collaborato con WikiLeaks ha ammesso la propria responsabilità nella rivelazione di materiali riservati
Due giorni fa l’avvocato di Bradley Manning, il soldato accusato di aver passato centinaia di migliaia di documenti e altri materiali a WikiLeaks, ha scritto un breve post sul suo blog comunicando che il suo assistito ha presentato una parziale ammissione di responsabilità alla giustizia militare.
Si tratta della prima volta che Manning riconosce un collegamento con la grande violazione della riservatezza di documenti delle forze armate e dell’amministrazione civile, resi pubblici dall’organizzazione di Julian Assange. La mossa è parte di una strategia processuale che proverà ad evitare per Manning il massimo della pena prevista per i reati di cui è imputato, l’ergastolo senza possibilità di condizionale.
Manning compirà 25 anni il prossimo 17 dicembre. È un soldato dell’esercito statunitense arrestato in Iraq nel maggio del 2010, con l’accusa di aver dato centinaia di migliaia di documenti segreti dell’amministrazione militare e civile degli Stati Uniti all’organizzazione WikiLeaks. Manning sarebbe stato in grado di entrare in possesso dei documenti mentre lavorava come analista in una base dei servizi segreti dell’esercito fuori Bagdad. Uno dei materiali più famosi è stato un video che mostrava un’azione militare statunitense nella capitale irachena, del 2007, in cui morirono due membri dello staff dell’agenzia giornalistica Reuters e un iracheno disarmato, e rimasero gravemente feriti due bambini: la sua divulgazione rese improvvisamente celebre in tutto il mondo il sito WikiLeaks.
L’avvocato di Manning, David Coombs, ha detto che la procedura iniziata in un’udienza preliminare alla corte marziale è quella chiamata pleading by exceptions and substitutions (“dichiarazione attraverso eccezioni e sostituzioni”) e ha aggiunto che Manning non si sta dichiarando colpevole di nessuno degli oltre venti reati che gli vengono imputati dall’accusa. Sta invece proponendo di dichiararsi responsabile per alcune accuse minori, contenute o presupposte da quei reati, i cui dettagli specifici non sono stati resi noti. La richiesta deve essere accettata dalla corte. Coombs ha aggiunto che la procedura non è parte di un accordo con l’accusa.
Anche se il giudice che presiede la corte marziale accetterà la richiesta di Manning, l’accusa potrà comunque continuare a sostenere la sua colpevolezza per tutti i 22 capi di imputazione, il più grave dei quali – quello che prevede come pena massima l’ergastolo senza condizionale – è quello di aver “aiutato il nemico”. L’inizio del processo davanti alla corte marziale è previsto per il 4 febbraio 2013 e dovrebbe durare circa sei settimane.
Per un anno e mezzo dopo il suo arresto, Manning è rimasto in quasi totale isolamento in un carcere militare di massima sicurezza in Virginia, formalmente per evitare il rischio di suicidio: le sue condizioni di detenzione hanno generato molte proteste nel mondo e negli stessi Stati Uniti, causando anche le dimissioni dell’ex segretario di Stato P. J. Crowley a marzo 2011, dopo alcune sue affermazioni critiche nei confronti del Pentagono sulla gestione del caso. Anche Human Rights Watch ha chiesto spiegazioni al governo degli Stati Uniti sulle condizioni della sua detenzione, durante i molti mesi trascorsi in carcere senza che venissero formalizzate le accuse. Il processo a Bradley Manning è iniziato presso la base dell’esercito statunitense di Fort Meade, nel Maryland, a metà dicembre 2011.
Foto: AP Photo/Patrick Semansky