Chi si candida in Lombardia
Oltre ad Albertini e Ambrosoli, ci sono molte incertezze su dove andrà la Lega e se il centrosinistra farà davvero le primarie
Lo scorso 26 ottobre si è sciolto il Consiglio regionale della Regione Lombardia, dopo la lunga serie di scandali che ha coinvolto quindici consiglieri regionali su ottanta, diversi assessori della giunta e lo stesso presidente Roberto Formigoni, indagato per corruzione. Il voto non sarà prima di gennaio e ieri ci sono stati importanti novità a proposito dei candidati alla presidenza della Regione, mentre molti aspetti sono ancora da chiarire, sia all’interno dei partiti che sul fronte delle alleanze politiche.
I candidati annunciati ieri
Ieri hanno annunciato la loro candidatura – quasi contemporaneamente – due personaggi di rilievo, uno per schieramento. Nel centrodestra si è candidato l’industriale nel settore dell’alluminio Gabriele Albertini: ha 62 anni, è europarlamentare dal 2004 ed è stato sindaco di Milano dal 1997 al 2006. La sua candidatura, che il presidente uscente Roberto Formigoni ha accolto con molto favore, sarà presentata ufficialmente il 24 novembre.
Nel centrosinistra si è candidato l’avvocato penalista Umberto Ambrosoli. È figlio di Giorgio Ambrosoli, ucciso nel 1979 mentre era commissario del governo per la liquidazione della Banca Privata Italiana. La sua candidatura era stata appoggiata dal sindaco di Milano Giuliano Pisapia, ma inizialmente Ambrosoli aveva detto che non avrebbe partecipato visto il poco tempo a disposizione.
Le primarie del centrosinistra
Il centrosinistra lombardo ha annunciato poco tempo dopo lo scioglimento del Consiglio che il suo candidato presidente sarebbe stato scelto con le primarie, che sono già fissate per il 15 dicembre. La coalizione che le propone è formata da Partito Democratico, Italia dei Valori e Sinistra Ecologia Libertà. Sul sito ufficiale delle primarie della Lombardia c’è già un regolamento – più semplice di quello delle primarie nazionali, dato che prevedono procedure di registrazione molto veloci e solo al momento del voto – e un documento programmatico.
Fino ad ora si erano candidate almeno sei persone, tra cui il consigliere regionale del PD Fabio Pizzul (figlio del noto commentatore sportivo Bruno), Alessandra Kustermann, primario di ostetricia e ginecologia della clinica Mangiagalli di Milano, Giulio Cavalli, autore teatrale e consigliere regionale eletto con l’IdV e poi passato con SEL, mentre Pippo Civati sembra non avere intenzione di candidarsi.
Dopo la candidatura di Ambrosoli, però, le primarie sembrano essere state messe in discussione da diversi esponenti del centrosinistra lombardo. La candidata Alessandra Kustermann ha pubblicato questa mattina un comunicato stampa in cui ha chiesto che le primarie si tengano comunque.
La Lega Nord
Nella seconda metà di ottobre, prima ancora dello scioglimento del Consiglio regionale, la Lega Nord ha organizzato le proprie primarie in Lombardia: le ha vinte l’attuale leader del partito Roberto Maroni. Non è ancora chiaro, però, se la Lega Nord andrà veramente da sola alle elezioni regionali oppure si alleerà di nuovo con il Popolo della Libertà. Il consiglio federale del partito dovrebbe decidere sulla questione in una riunione prevista per lunedì prossimo.
Quando si vota
La data precisa del voto deve essere ancora decisa dal governo. Al momento dello scioglimento del consiglio regionale, Formigoni disse che il ministro dell’Interno aveva assicurato che la data sarebbe stata fissata in una domenica compresa tra il 16 dicembre e il 27 gennaio 2013. La data non è ancora stata decisa, ma il ministro dell’Interno Cancellieri ha successivamente spiegato che non potrà essere prima del 27 gennaio.
La legge elettorale
L’ultimo provvedimento del Consiglio regionale uscente è stato l’approvazione di una nuova legge elettorale, approvata con 75 voti favorevoli e uno contrario. La nuova legge abolisce il listino bloccato, reintroducendo le preferenze, e fissa il numero massimo di consiglieri in 80 (con la legge precedente il numero era variabile e poteva superare quella cifra). Stabilisce anche il limite di due mandati per il presidente della Regione e la rappresentanza territoriale delle province. Assegna un premio di maggioranza del 55 per cento dei seggi alle liste collegate allo stesso candidato che ottengono la maggioranza relativa dei voti, che sale al 60 per cento se le liste superano il 40 per cento.