Sandro Mazzola ha 70 anni
E un sacco di bei ricordi, da quando sua madre pensò la prendesse in giro sul suo primo contratto, al gol in 13 secondi nel derby
Oggi Sandro Mazzola – ex calciatore e dirigente dell’Inter, poi commentatore del calcio in tv – compie 70 anni. È stato un pezzo di storia del calcio italiano e uno dei giocatori più ammirati di sempre, oltre che un simbolo della storia dell’Inter e protagonista di una rivalità-complicità con Gianni Rivera del Milan che è rimasta nella cultura popolare nazionale.
Per noi che abbiamo visto il calcio in bianco e nero Mazzola è ancora la figurina a colori che avevamo appiccato dentro il diario. Che andavamo a sbirciare quando il maestro non guardava. Ci tenevamo anche la doppia che di Mazzola non ce n’è mai abbastanza. Un giocatore con i baffi in quel mondo troppo liscio e tondo. Sandro quando ti puntava non ti dava scampo. Dovevi scegliere. O lui o Rivera: e non era la stessa cosa.
(Carlo Baroni, Corriere della Sera)
Mazzola ha giocato tutta la carriera – 17 anni – con l’Inter, senza mai cambiare squadra. Ha vinto quattro campionati, due Coppe dei Campioni e due Coppe Intercontinentali. Ha vinto gli Europei del 1968 con la Nazionale ed era in quella che perse i mondiali del 1970 in finale col Brasile, in Messico. Tra i molti articoli che celebrano i suoi settant’anni, c’è una bella intervista ancora sul Corriere della Sera in cui Mazzola parla del suo primo contratto.
«Indimenticabile. Il presidente Moratti era venuto a Bologna a vedere una partita del campionato riserve. Io avevo fatto un grande gol e lui mi aveva imposto a Herrera. Guadagnavo 40.000 lire al mese e in casa di soldi ce n’erano pochi, nonostante i sacrifici del mio patrigno, una persona eccezionale e di mia mamma. Dopo le prime partite da titolare mi chiamò la segretaria del presidente per il contratto. Moratti sapeva tutto di me e alla fine mi disse: tredici milioni di ingaggio vanno bene? Stavo per svenire. Mi dette anche sette milioni di conguaglio per il pregresso. A casa, mia mamma mi disse: te capì mal, te se sunà come una campana ».
Sandro Mazzola è figlio di Valentino Mazzola, leggendario campione del Torino che finì nell’incidente di Superga, quando l’aereo che portava la squadra che aveva vinto cinque campionati precipitò sulle colline torinesi: morirono in 31. E anche Ferruccio Mazzola, fratello di Sandro, è stato calciatore in serie A e poi allenatore.
Sandro Mazzola esordì in una partita storica e controversa.
Era il campionato 1960-61, il primo dell’Inter sotto la guida di Helenio Herrera. Il 16 aprile era in calendario Juventus-Inter: bianconeri a 40 punti, i nerazzurri a 36. La partita venne sospesa sullo 0-0 alla mezzora del primo tempo per un’invasione (pacifica) di campo da parte di migliaia di tifosi entrati all’interno del Comunale senza biglietto. Una ressa mai vista. I nerazzurri ottennero in primo grado lo 0-2 a tavolino.
La Juventus però fece ricorso. Il 3 giugno, vigilia dell’ultima giornata di campionato con l’Inter, che era arrivata a pari punti con la Juventus (46 a testa), la Caf accolse il ricorso della società torinese e ordinò la ripetizione della gara. Ci furono molte polemiche anche perché Umberto Agnelli ricopriva il doppio ruolo di presidente sia della Figc, sia della Juve. A quel punto tra le due squadre si creò una distanza di due punti: il pareggio 1-1 in casa contro il Bari bastò alla Juventus per mettere le mani sullo scudetto. Il 10 giugno, in occasione del recupero di Juve-Inter a campionato già deciso, per protesta il presidente nerazzurro, Angelo Moratti, il padre di Massimo, ordinò ad Herrera di schierare la squadra primavera, accusando la Caf di aver subito l’ingerenza del presidente federale.
La partita finì 9-1 per la Juventus, con un Omar Sivori lanciato verso il Pallone d’Oro che insaccò sei gol; per i milanesi segnò il gol della bandiera su rigore un giovane dal cognome importante, appunto Sandro Mazzola, figlio dell’indimenticato Valentino del grande Torino.
Qui ci sono le parti successive del programma tv sui due fratelli intervistati all’inizio della carriera.
Conclude Baroni:
Dicono che Mazzola ha 70 anni ma non è vero, non credeteci. Lui ne ha sempre 22 come quella notte al Prater di Vienna contro il Real Madrid, la prima Coppa dei Campioni. O se, proprio proprio, 29, quando arrivò lo scudetto della grande rimonta sul Milan. I presidenti allora parlavano la lingua dei Navigli. Che a risentirla oggi ti vengono i lucciconi. L’Angelo Moratti e l’Ivanoe Fraizzoli con le signore Erminia e Renata. E il Natale si festeggiava a casa con i giocatori intorno. Il maglione dolcevita, i pantaloni a zampa d’elefante, una fetta di panettone, mezzo bicchiere di moscato e poi basta che domani magari c’era anche la partita. E la figu di Sandro Mazzola ce l’abbiamo ancora dentro il diario in qualche armadio.