L’opposizione siriana si riunisce in Qatar
Oggi inizia una conferenza di più di cento leader per unificare gli sforzi dei vari gruppi e cercare di creare il primo governo in esilio del paese
Più di cento leader dell’opposizione e comandanti ribelli siriani provenienti da vari gruppi si sono riuniti oggi a Doha, capitale del Qatar, dove si terrà una conferenza di 5 giorni. Lo scopo della riunione è organizzare e unificare gli sforzi militari e politici per abbattere il governo di Bashar al-Assad. Due formazioni ribelli piuttosto importanti hanno disertato la riunione, il Corpo nazionale di coordinamento e il Fronte democratico nazionale.
Secondo Al Jazeera, gli Stati Uniti, in particolare, stanno facendo pressioni affinché alla riunione venga eletto un “direttivo” della ribellione, una specie di comando supremo in cui i militari siano in numero maggiore rispetto ai politici e agli esiliati. Sempre secondo Al Jazeera, però, sarà molto difficile che le varie fazioni presenti alla conferenza, ognuna con le sue differenze ideologiche, il suo programma e le sue ambizioni, riescano a creare una struttura unificata con la quale si possa rapportare la comunità internazionale.
La delegazione più numerosa a Doha è quella del Consiglio nazionale siriano (Syrian National Council, SNC), che è composto principalmente da accademici, esiliati e politici. Al momento lo SNC è il gruppo con la maggior influenza politica tra l’opposizione ed è il principale ostacolo al “piano americano” che sta venendo portato avanti da Riad Seif, industriale, ex parlamentare siriano e prigioniero politico. Il nuovo direttivo pensato dagli americani avrebbe alcuni membri dello SNC, ma in minoranza rispetto ai militari.
Il punto, quindi, secondo Al Jazeera, è se Seif e gli americani riusciranno a convincere lo SNC a diluire la sua influenza in un nuovo organismo di comando a favore dell’Esercito libero siriano (Free Syrian Army, FSA), uno dei principali gruppi armati, ma non il solo, che conducono la guerra al regime di Assad. Se questo piano dovesse riuscire, probabilmente Seif diventerebbe il primo capo del governo siriano in esilio.
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