La Russia e la censura su Internet
Una nuova legge ufficialmente contro la pedofilia online dà a un'agenzia governativa il potere di bloccare siti e pagine "estremiste" (vi ricorda niente?)
Giovedì in Russia è entrata in vigore una legge per tutelare i minori e combattere la pedopornografia su internet. Ma di fatto la nuova legge prevede di bloccare i siti web che contengono informazioni ritenute illegali tramite gli indirizzi IP, indicizzandoli in un registro unico, e servirà essenzialmente a monitorare una serie di contenuti, anche politici, poco graditi alle autorità russe.
La censura su internet non è nuova in Russia. Per cinque anni i tribunali regionali hanno avuto il potere di decidere quali siti bloccare: i siti censurati in un luogo potevano rimanere quindi accessibili in un’altra regione. Il registro unico ha aggirato questo problema. Il compito di monitorare ed aggiornare il registro spetta al Roskomnadzor, l’agenzia federale russa che si occupa di sorveglianza nel campo delle comunicazioni, delle tecnologie informatiche e dei mass media. All’agenzia spetta anche il compito di comunicare al provider che un sito rischia di essere inserito nella blacklist: il provider, nel giro di 24 ore, deve informare il proprietario del sito il quale ha a sua volta 24 ore per rimuovere la pagina segnalata. Se il sito non cancella il contenuto incriminato il provider deve bloccare l’intero sito, pena il suo stesso inserimento nella lista nera e il blocco della sua piattaforma.
La legge era stata proposta a luglio, suscitando già allora molte polemiche: Wikipedia aveva oscurato la sua versione russa per esprimere il suo dissenso contro la proposta. A settembre le autorità russe avevano iniziato a testare il nuovo sistema bloccando, su richiesta di diversi procuratori regionali, l’accesso al film Innocence of Muslims: nel giro di pochi giorni tre dei maggiori provider di servizi Internet in Russia – MTS, VimpelCom e Megafon — avevano vietato l’accesso ai siti che avevano pubblicato il trailer del film.
La preoccupazione principale nei confronti della nuova legge riguarda la definizione molto ampia di “contenuto estremista”: appare chiaro che dietro la lotta contro la pedopornografia si nasconde anche l’intenzione di censurare le critiche politiche. Il sistema di sorveglianza messo a punto appare troppo generico e c’è il rischio evidente che questa operazione di filtro dei contenuti ridurrà il libero flusso delle informazioni.