10 cose sulle elezioni USA
Il pollice di Obama, il voto per nessuno, l'eventualità del pareggio e mai gli occhiali da sole: BBC spiega un po' di bizzarrie a quattro giorni dal voto
Il prossimo 6 novembre si voterà negli Stati Uniti per eleggere il nuovo presidente. Sono probabilmente le elezioni più attese e seguite del mondo: un articolo di BBC Magazine ha spiegato 10 “stranezze” che le riguardano. Ne aggiungiamo una: in alcune zone degli Stati Uniti, c’è chi ha votato da quasi due mesi, e entro il 6 novembre potrebbe aver già espresso il suo voto oltre il 40 per cento degli americani.
Perché si vota sempre di martedì?
Molti americani dicono che non andranno a votare perché martedì 6 novembre è un giorno lavorativo e hanno troppo da fare. Storicamente, gli USA hanno una delle percentuali di affluenza al voto più basse tra le democrazie del mondo, ma nonostante questo dal 1845 le elezioni presidenziali si tengono sempre il primo martedì di novembre. In quell’anno, il Congresso stabilì una volta per tutte il giorno in cui avrebbero votato tutti gli stati americani: visto che per andare ai seggi bisognava fare lunghi viaggi in carrozza e gran parte della popolazione era composta da contadini, che la domenica si riposava e il mercoledì aveva il mercato, si individuò nel martedì il giorno più adatto.
Gli occhiali da sole
I candidati alle presidenziali, con pochissime eccezioni – quel piacione di Joe Biden, ad esempio – evitano il più possibile di essere fotografati con gli occhiali da sole. Se necessario, si fanno fotografare con il sole negli occhi mentre giocano a golf o vanno sulla moto d’acqua, ma evitano di coprirsi gli occhi. Il motivo è molto semplice e ha a che fare con la psicologia dell’elettore, spiegano gli esperti di immagine: la mancanza di contatto visivo con qualcuno impedisce istintivamente di stabilire un rapporto di fiducia ed è una sorta di barriera tra chi indossa gli occhiali da sole e gli interlocutori. E questo funziona anche per le fotografie.
Votare per nessuno dei precendenti
Le schede elettorali dello stato del Nevada contengono dal 1976 anche l’opzione None of these candidates, “Nessuno di questi candidati”, per le presidenziali come per le altre elezioni statali. Nell’elezione per il Senato del 2010, in cui la campagna elettorale era stata particolarmente accesa, l’opzione venne scelta dal 2,25% dei votanti.
Il gesto di Obama
Durante i tre dibattiti tra Obama e Romney, Obama ha fatto spesso un gesto particolare: ha puntato verso Romney il suo pugno chiuso con il pollice appoggiato sopra, muovendolo come per sottolineare un punto. Il gesto è poco diffuso nella normale comunicazione gestuale e potrebbe sembrare innaturale: in effetti, scrive BBC con il parere di un’esperta di linguaggi del corpo, è probabilmente un gesto studiato per apparire più sicuro e agguerrito, come una sorta di “arma simbolica”. È anche una probabile alternativa all’indice puntato verso l’avversario, che potrebbe sembrare maleducato e aggressivo.
Mr. President per sempre
Mitt Romney non è più governatore del Massachusetts dal 2007, ma viene ancora chiamato “Governor Romney”. Allo stesso modo, Bill Clinton e George W. Bush sono ancora chiamati “President Clinton” and “President Bush”, anche nella stessa frase in cui viene nominato anche Obama. Newt Gingrich, ex candidato alle primarie repubblicane, è “Mr. Speaker”, dalla carica di presidente della Camera che ha lasciato quasi 14 anni fa: questi titoli utilizzati a distanza di molti anni sono un segno di rispetto verso chi ha avuto importanti cariche pubbliche.
Vince anche chi prende meno voti
Secondo il sistema elettorale degli Stati Uniti, le presidenziali sono vinte non da chi prende più voti in tutto il paese, ma da chi raggiunge la maggioranza di un gruppo di cosiddetti “grandi elettori”, distribuiti in modo proporzionale per ciascuno degli stati in base alla sua popolazione. È quindi possibile che il candidato che ha la maggioranza del voto popolare negli Stati Uniti non ottenga però la maggioranza dei grandi elettori: questo è successo 4 volte nella storia degli USA, l’ultima volta nel 2000, quando George W. Bush prese quasi 500 mila voti in meno di Al Gore ma ottenne i 271 grandi elettori necessari per essere eletto.
Il pareggio possibile
Se il conto dei grandi elettori del punto precedente dovesse finire in parità, cosa improbabile ma possibile, l’elezione del presidente degli Stati Uniti è affidata alla Camera, che ha 435 parlamentari e attualmente è a maggioranza repubblicana: quasi certamente, verrebbe eletto Romney. Ma il vicepresidente verrebbe scelto dal Senato, che è a maggioranza democratica, e quindi voterebbe l’attuale vicepresidente Joe Biden.
Folks!
Obama e Romney, durante la campagna elettorale, hanno usato la parola folks – “gente” – molto più spesso di quanto sarebbe normale aspettarsi da persone della loro formazione e del loro contesto culturale. La parola è diffusa soprattutto nel sud degli Stati Uniti (da cui non vengono né Obama né Romney) ed è usata così spesso perché suona meno fredda e più aperta di people.
Solo un terzo degli Stati Uniti conta
La gran parte degli stati degli Stati Uniti, una quarantina, è così solidamente democratica o repubblicana che i candidati non fanno campagna elettorale lì. E stiamo parlando di stati molto popolosi e molto importanti, come California, New York, Texas o Georgia. Si può dire che l’elezione sia decisa da un piccolo numero di swing states – il più importante, quest’anno, sembra essere l’Ohio – in cui vive più o meno il 30 per cento degli americani. Gli swing states sono gli stati più combattuti e incerti nei sondaggi, oltre che gli unici il cui risultato finale dopo il 6 novembre sia realmente in discussione.
In North Dakota non ci si registra
Negli Stati Uniti i cittadini, per diventare elettori, devono attivamente registrarsi alle liste elettorali (dove possono dichiararsi democratici, repubblicani o indipendenti, principalmente per partecipare alle primarie): questa è la norma in tutti i cinquanta stati tranne uno, il North Dakota, che ha abolito il sistema della registrazione nel 1951. La cosa si spiega perché il North Dakota è uno stato rurale, in cui ci sono normalmente piccole comunità ristrette e in cui si conoscono tutti. I funzionari dei seggi, di norma, conoscono personalmente gli elettori della zona e non hanno bisogno di meccanismi di registrazione più complessi, anche se è comunque necessario presentare un documento di identità per votare.