Come sta cambiando Apple
Perché la società rinuncia al responsabile del diffusissimo sistema operativo per iPhone, e cosa significa per chi ha in tasca un iCoso
di Emanuele Menietti – @emenietti
Lunedì Apple ha annunciato una serie di profondi cambiamenti “per aumentare la collaborazione tra hardware, software e servizi”, una riorganizzazione con pochi precedenti nella storia della società. Diversi manager aggiungeranno nuove mansioni ai loro incarichi, ma soprattutto Apple farà a meno di Scott Forstall, il primo responsabile dello sviluppo di iOS, il sistema operativo installato su centinaia di milioni di iPhone, iPad e iPod Touch. Il suo abbandono sta facendo molto discutere e secondo le indiscrezioni di stampa avrebbe avuto a che fare con il problema delle nuove mappe per iPhone e per iPad, giudicate da molti utenti e osservatori di scarsa qualità. Ma la storia è più complessa e ha alle spalle diversi precedenti, poco conosciuti ai più.
Nonostante sia stato il principale autore del successo di iOS e abbia lavorato per molti anni in Apple, Forstall è rimasto sostanzialmente nell’ombra per molto tempo, come del resto altri manager della società quando era guidata dalla figura carismatica (e alquanto invadente) di Steve Jobs. Si fece conoscere nel corso di alcune presentazioni dei prodotti Apple, quando con sicurezza mostrò sul palco le funzionalità di iOS e le novità introdotte con le nuove versioni del sistema operativo. Il suo nome, inoltre, circolò molto un anno fa dopo la morte di Steve Jobs, quando l’esercizio preferito dei giornalisti di tecnologia era immaginare quale potesse essere il successore del CEO da poco scomparso.
Scott Forstall ha 43 anni, è nato nello stato di Washington, secondo di tre figli. Madre infermiera, padre ingegnere. Come raccontato in un lungo profilo biografico su Businessweek lo scorso anno, la famiglia Fortstall era appassionata di tecnologia e fu una delle prime ad avere un computer nel vicinato. Scott Forstall imparò a programmare nel laboratorio di informatica alla fine delle medie, utilizzando un Apple IIe. Un’amica di famiglia ricorda che già all’epoca Forstall dimostrava di essere molto dotato con la programmazione, che gli veniva alquanto naturale.
Dopo essersi diplomato a pieni voti alle superiori, Forstall si iscrisse alla Stanford University dove ottenne una laurea magistrale in informatica. Terminò gli studi nel 1992 e lo stesso anno fu assunto alla NeXT Computer, la società che aveva fondato Steve Jobs quando aveva dovuto abbandonare Apple. Si mise al lavoro su un nuovo sistema operativo, che avrebbe poi costituito parte delle fondamenta dell’attuale Mac OS X installato su milioni di computer in giro per il mondo. In seguito agli accordi stretti per il ritorno di Jobs nella società, NeXT Computer fu acquisita da Apple e Forstall divenne quindi a tutti gli effetti un dipendente Apple. Fu destinato alla divisione che si occupava di progettare le interfacce utenti (icone, barre dei menu, menu a comparsa e compagnia) per rilanciare la linea dei Macintosh.
Grazie alle sue idee, ma non certo a un carattere facile, e all’amicizia con Jobs, Forstall fece rapidamente carriera all’interno della società. Nel 2000 fu tra i principali autori di Aqua, la nuova interfaccia per i Mac con icone traslucide ed effetti grafici che ricordavano quelli delle gocce d’acqua. Fu un successo, che permise a Forstall di acquisire ulteriore potere in azienda e di ottenere la guida del gruppo che successivamente si occupò della creazione di Leopard, una nuova versione del sistema operativo Mac OS X. E anche in questo caso fu un grande successo, con premi e riconoscimenti da esperti di design e grafica.
La rapida carriera fatta in azienda e il potere accumulato iniziarono, però, a costituire un serio problema per la quiete tra i dirigenti di Apple. Come hanno spiegato diverse persone che lavorarono con lui, avere a che fare con Forstall è molto difficile: ha un brutto carattere, non risparmia critiche ai collaboratori e se c’è qualcosa che non va tende a non assumersi le proprie responsabilità, scaricandole sui collaboratori. Gli attriti e le difficoltà con il resto dei manager, si racconta, emersero intorno al 2005 quando gli fu affidato lo sviluppo di un sistema operativo per l’iPhone in fase di progettazione.
I contrasti furono accentuati dal fatto che Jobs decise di affidare a due team diversi il progetto. Semplificando: uno era guidato da Forstall e aveva il compito di fare una sorta di distillato del sistema operativo per i Mac che si adattasse a un dispositivo meno potente come l’iPhone, l’altro aveva il compito opposto e cioè di estendere e ingrandire il sistema operativo fino ad allora usato per gli iPod. Jobs preferiva la prima opzione, ma preferì per sicurezza far partire due progetti paralleli e in competizione.
La sfida tra i due gruppi, hanno raccontato in seguito diversi dirigenti e impiegati mantenendo l’anonimato, divenne esplosiva. Tony Fadell, responsabile del team che partiva dagli iPod e che aveva contribuito alla nascita dello stesso dispositivo, racconta che ebbe grandi litigi e scontri con Forstall durante la fase di sviluppo del nuovo sistema operativo. I rapporti non migliorarono certo nei mesi successivi, quando il gruppo di Forstall ottenne ottimi risultati inducendo lo stesso Jobs a investire su quella soluzione, sulla quale era già del resto abbastanza convinto all’inizio della competizione.
Jobs voleva concretizzare il progetto iPhone il più rapidamente possibile, cosa che rafforzò il suo rapporto con Forstall, che ebbe corsie preferenziali rispetto ad altri manager per avere nel suo team gli sviluppatori più bravi. Durante la fase di sviluppo si rifiutò in più occasioni di mostrare i progressi raggiunti, cosa che complicò non poco la vita a chi si doveva occupare delle altre caratteristiche dell’iPhone. Forstall era però forte della protezione di Jobs, che si trovava molto a proprio agio con un manager che insisteva sulla segretezza del progetto.
Il lancio di iPhone nel 2007 fu un successo dovuto, certo, al design del dispositivo, ma soprattutto al sistema operativo che lo faceva funzionare. Forstall rafforzò ulteriormente il proprio potere in azienda man mano che il telefono divenne uno dei prodotti principali della società: iPhone doveva offrire la massima compatibilità con i Mac e soprattutto software e hardware dovevano lavorare alla perfezione insieme. Qualsiasi modifica ai componenti, come l’aggiunta di una diversa fotocamera, doveva passare attraverso il giudizio di Forstall. Se qualcosa non lo convinceva non ne avrebbe portato avanti lo sviluppo sul lato software, cosa che avrebbe portato quel qualcosa su un binario morto. Fadell si occupava principalmente dell’hardware e nel 2008 rassegnò le proprie dimissioni, secondo molti a causa dei rapporti tesi con Forstall.
Nessuno vuole un piantagrane nella propria azienda, ma la permanenza di Forstall in Apple era giustificata da un lato dall’alta reputazione che godeva presso Jobs, dall’altra dalle sue riconosciute e indiscusse capacità nel progettare iOS. Inizialmente iPhone era stato concepito come una sorta di iPod che potesse anche navigare su Internet e naturalmente effettuare telefonate. A Jobs non piaceva l’idea di aprire la piattaforma a produttori di altre applicazioni e in questo fu sostenuto da Forstall. Poi iPhone ebbe un enorme successo e iniziarono a circolare versioni modificate del suo sistema operativo per installare applicazioni non di Apple.
La domanda da parte degli utenti per espandere le funzionalità di iPhone era evidente. Forstall dimostrò di saper ribaltare iOS per renderlo più “aperto” (seppure irregimentato nelle strette politiche di Apple per poter installare applicazioni esterne), supervisionò la realizzazione di un kit e dei sistemi per permettere agli sviluppatori di programmare sulla nuova piattaforma e mise le basi per una delle divisioni più redditizie di Apple, il suo App Store che attraverso la vendita di milioni di applicazioni al giorno fa fare affari d’oro alla società. Poi si mise al lavoro con il suo team per estendere iOS e renderlo il sistema operativo anche degli iPad.
A partire dal 2009 divenne una presenza fissa agli eventi che riguardavano i dispositivi mobili della società. Erano gli anni dei seri problemi di salute di Steve Jobs, che in vista delle sue future dimissioni da CEO della società aveva iniziato a far partecipare altri manager alle presentazioni: per farli conoscere, e per dimostrare che Apple sarebbe andata avanti regolarmente anche senza di lui. Forstall sul palco parlava chiaro, appariva sicuro e aveva il difficile compito di mostrare dal vivo le funzionalità dei nuovi dispositivi, cosa che è spesso piena di insidie se qualcosa va storto.
Il grande potere in azienda ottenuto attraverso i successi di iOS mise anche al riparo Forstall da alcuni enormi guai in cui trascinò Apple. Il più famoso fu probabilmente quello legato alla perdita di uno dei prototipi di iPhone 4. Forstall aveva convito Jobs sulla necessità di distribuire un certo numero di prototipi ad alcuni dipendenti fidati per verificarne il funzionamento, e soprattutto la ricezione. Uno di quei telefoni fu dimenticato in un bar e il blog di tecnologia Gizmodo ne entrò in possesso. Fu un durissimo colpo per la società, che si stava preparando a presentare un modello di iPhone completamente diverso rispetto dai precedenti.
Lo stesso iPhone 4 una volta messo in vendita mostrò di avere alcuni problemi alle antenne, che in alcune circostanze rendevano difficile la ricezione o portavano alla chiusura inaspettata delle telefonate. Il caso fu chiamato “antennagate” e costrinse Jobs a tenere un evento stampa, per respingere le accuse e dimostrare che tutti i telefoni in alcuni casi hanno problemi di ricezione. Forstall partecipò all’operazione per ridimensionare il caso e disse che, per quanto riguardava la sua divisione software, il problema non interessava il sistema operativo iOS. Cosa che secondo diversi esperti e osservatori era falsa.
A ottobre dello scorso anno, a poche ore dalla morte di Steve Jobs, Apple tenne un evento per presentare il nuovo iPhone 4S. Tim Cook, da poco succeduto alla direzione della società, mostrò le principali novità e poi invitò Forstall sul palco per una dimostrazione. In quell’occasione il manager presentò per la prima volta Siri, l’assistente automatico che risponde ai comandi vocali. La dimostrazione andò liscia, ma nelle settimane seguenti (e ancora oggi) Siri dimostrò di non essere all’altezza delle aspettative, di non capire sempre i comandi e di essere spesso lento nel dare le risposte.
Senza Jobs, per Forstall iniziarono a mancare appigli importanti all’interno della società. Il nuovo CEO aveva spiegato in diverse interviste di voler lavorare per mantenere un ambiente sereno e positivo in azienda, compatibilmente all’inevitabile (e in molti casi proficua) leale competizione tra i suoi principali manager. Forstall iniziava a essere un problema e non solo per i suoi rapporti con gli altri – si dice che molti manager negli ultimi mesi partecipassero alle riunioni con lui solo a patto che fosse presente anche Cook – ma anche per le minori innovazioni introdotte nelle versioni più recenti di iOS.
Quest’anno erano circolate molte voci sulle critiche all’interno della società nei confronti di Forstall, ritenuto incapace di rispondere efficacemente alle innovazioni introdotte da Google con Android e da Microsoft con il nuovo Windows Phone. Le voci furono in sostanza confermate a maggio quando Jony Ive, il responsabile del design di tutti i prodotti Apple, concesse un’intervista al giornale britannico Telegraph dicendo di non essere molto convinto delle recenti scelte in termini di design su iOS, e criticando quindi indirettamente il lavoro di Forstall.
Jony Ive non è stato certo il primo a notare che il design di iOS è fermo da anni e che non è più adatto ai dispositivi su cui è installato. Molti altri esperti di grafica hanno criticato apertamente Forstall per la sua scelta di mantenere un approccio classico in cui icone ed elementi grafici richiamano le cose reali, al di qua dello schermo (lo “skeumorfismo”). Questo sistema fu adottato nei primi anni delle interfacce grafiche e aveva un senso, perché permetteva a chi usava i computer di capire a che cosa servissero i programmi facendo riferimento alla propria esperienza con le cose del mondo reale. È opinione di molti designer che ora si debba andare oltre, anche perché molte delle soluzioni grafiche oggi usate fanno riferimento a oggetti che non usiamo più nella vita di tutti i giorni, come appunto le agendine, i calendari di carta e via discorrendo.
L’idea è che gli utenti si siano abituati e che quelli più giovani non abbiano nemmeno bisogno di riferimenti alle cose reali, visto che sono nati già in un periodo in cui esistevano le interfacce grafiche. Microsoft con Windows 8 ha seguito questa strada, creando un sistema operativo completamente rivisto dal punto di vista della grafica. Certo, le icone con simboli particolari come una busta per il programma delle email restano, ma sono estremamente essenziali e non rimandano più esplicitamente alla realtà fisica delle cose.
Apple, invece, ha ancora le classiche icone estremamente dettagliate con calendari, blocchi note, rubriche e orologi in miniatura, il più fedeli possibile alla realtà. E lo stesso nelle sue applicazioni: pagine dei libri con i segni della rilegatura, finiture in pelle del calendario con fogli strappati, scaffali delle librerie in legno e così via. Jobs era un convinto sostenitore di questa impostazione e lo è sempre stato anche Forstall, ma i tempi sono cambiati e il manager ha dimostrato scarsa flessibilità nell’immaginare un’impostazione grafica diversa per iOS, cosa che è diventata un problema.
All’inizio dell’estate Scott Forstall ha presentato, nel corso di uno dei classici eventi Apple, l’ultima attesa versione del sistema operativo per iPhone e per iPad, iOS 6, lanciato poi contestualmente all’arrivo del nuovo iPhone 5 a settembre. Molte recensioni hanno fatto notare la mancanza di notevoli innovazioni rispetto alla versione precedente, che già a sua volta era stata giudicata poco coraggiosa. Il dibattito sulla mancanza di grandi novità dal punto di vista dell’interfaccia e del funzionamento del sistema operativo si è però estinto rapidamente, sostituito da quello sulle enormi critiche da parte di utenti e osservatori sulle nuove mappe di Apple, che hanno sostituito quelle classiche di Google: secondo molti non danno informazioni accurate o per lo meno complete.
In seguito alla grande copertura mediatica della vicenda, che probabilmente ha contribuito a ingigantire il problema più di quanto non lo fosse, Tim Cook ha pubblicato una lettera aperta per scusarsi dei problemi legati alle mappe, promettendo di porvi rimedio. Quella lettera, dice il Wall Street Journal, avrebbe dovuto recare anche la firma di Scott Forstall, che aveva supervisionato lo sviluppo delle mappe in quanto primo responsabile di iOS. Stando al giornale, Forstall si sarebbe però rifiutato di assumersi le responsabilità e di chiedere scusa pubblicamente mettendo la propria firma sulla lettera. La cosa, naturalmente, non sarebbe piaciuta per nulla a Tim Cook e avrebbe costituito il casus belli per la resa dei conti con Forstall.
Lunedì Apple è venuta allo scoperto, rivelando la propria riorganizzazione interna, cosa che non avveniva in termini così drastici da anni. Per farlo ha scelto un giorno ideale: la borsa a Wall Street era chiusa a causa dell’uragano Sandy in arrivo, e Microsoft presentava il nuovo Windows Phone 8. La società non ha avuto scossoni in borsa e, al tempo stesso, è riuscita a mettere in secondo piano il lancio del nuovo sistema operativo per smartphone della concorrenza, spazzato via in pochi minuti dai siti di tecnologia che hanno dato grande rilievo alla fine di Forstall in Apple.
Come emerge dal comunicato di Apple, Scott Forstall non sarà rimpiazzato: gli incarichi che aveva saranno distribuiti tra alcuni dei principali manager della società. Craig Federighi, che si occupa di Mac OS X, assumerà anche il controllo del team che lavora a iOS. Federighi ha avvicinato progressivamente il sistema operativo dei Mac a quello dei dispositivi mobili ed è probabile che curerà ulteriori integrazioni, sulla scia di ciò che ha fatto Microsoft con Windows 8 e Windows Phone 8, che condividono la stessa grafica e molti principi di funzionamento.
A Eddy Cue spetterà probabilmente il compito più difficile: rendere Siri e Mappe due applicazioni che funzionino veramente senza fare scherzi. Cue in passato si era già occupato di altri servizi partiti male di Apple come MobileMe, di recente trasformato in iCloud e molto migliorato nella propria resa. La società spera che riesca a fare altrettanto con le mappe, anche se si tratta di un compito difficilissimo e che richiederà molto tempo. Bob Mansfield, pacioso responsabile dell’hardware e che era prossimo alla pensione, resterà in azienda ancora due anni e si occuperà di una nuova divisione “Tecnologie”, dove saranno sperimentate nuove cose.
Ma la notizia che è stata accolta con maggiore interesse, soprattutto da chi si occupa di grafica e design, è stata la scelta di Tim Cook di estendere gli incarichi di Jony Ive e di affidargli anche la direzione delle interfacce dei sistemi Apple. Significa che avrà in mano la progettazione e la gestione non solo del design dei dispositivi, ma anche dei sistemi operativi. Ive è riconosciuto da tutti per aver introdotto innovazioni fondamentali per il successo dei dispositivi Apple e si confida che potrà fare altrettanto con le interfacce, che sono poi quella cosa che abbiamo sotto gli occhi ogni giorno quando usiamo un iPhone, un iPad o un Mac.
Forstall lascerà il prossimo anno e nel frattempo lavorerà come consulente di Tim Cook, ma è probabile che la sua sarà una carica formale vuota di qualsiasi specifico incarico. Secondo diversi osservatori il nuovo incarico serve per evitare che il manager si metta da subito al lavoro con altre società, come per esempio Samsung che fa stretta concorrenza ad Apple. Tim Cook ha ringraziato, in una mail inviata a tutti i dipendenti, Forstall per il lavoro svolto fino a oggi, ma senza dare informazioni sul motivo del suo abbandono. E Forstall ha fatto altrettanto senza dare spiegazioni alla stampa.
La scelta di Tim Cook di comunicare pubblicamente la riorganizzazione della società è piaciuta molto sia ai commentatori sia a buona parte degli investitori. Cook ha anche annunciato l’abbandono di John Browett, che lo stesso CEO aveva chiamato per occuparsi delle vendite al dettaglio dei prodotti Apple. Si è dimostrato inadeguato al suo ruolo, Cook ha riconosciuto l’errore e vi ha posto rimedio in pochi mesi togliendogli l’incarico.
Quelle comunicate lunedì sono state le scelte più difficili effettuate da Tim Cook in oltre un anno da amministratore delegato, e il primo serio cambiamento da quando è morto Steve Jobs. Secondo alcuni analisti, Apple patirà nei prossimi mesi la mancanza di qualcuno come Forstall, ma il progetto di Cook non guarda al breve periodo e richiederà tempo per mostrare i propri frutti. Il CEO si sta creando intorno una Apple organizzata diversamente da quella di Jobs, e nonostante la disperazione dei puristi non è detto che sia un male.