Che cosa resta dopo Sandy
Le foto e le ultime notizie dagli Stati Uniti, dove oggi si tenterà di ricominciare dopo gli enormi danni creati dalla tempesta (e la morte di almeno 46 persone)
Nelle ultime ore la tempesta Sandy ha perso buona parte della propria potenza, spostandosi verso nord nell’interno degli Stati Uniti e lasciandosi alle spalle città allagate, edifici distrutti e altre devastazioni. Le autorità stimano che a causa della grande perturbazione siano morte almeno 46 persone, ma il bilancio non è ancora definitivo e c’è il timore che il numero possa ancora aumentare. Milioni di persone sulla costa orientale, intanto, devono affrontare per il terzo giorno consecutivo grandi difficoltà con la corrente elettrica che manca spesso e i trasporti di massa funzionanti solo parzialmente.
Andrew Cuomo, il governatore dello Stato di New York, zone tra le più colpite da Sandy, ha parlato di «danni di un’entità mai vista da generazioni», ricordando che saranno necessarie settimane per un ritorno alla normalità. Martedì il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha dichiarato lo stato di calamità naturale a New York, nel New Jersey e nel Connecticut. Ciò consentirà alle autorità locali di ottenere più facilmente fondi e risorse per affrontare l’emergenza di questi giorni e avviare la ricostruzione. Salvo cambiamenti di programma, oggi Obama visiterà le aree più colpite da Sandy nel New Jersey. Da due giorni ha smesso di tenere comizi per le presidenziali della prossima settimana, e altrettanto ha fatto il suo avversario repubblicano Mitt Romney.
Oltre a gestire le emergenze per la popolazione, ieri tecnici ed esperti hanno svolto i primi sopralluoghi per valutare il numero dei morti e i danni causati dalla grande tempesta, che ha interessato complessivamente una ventina di stati dalla zona del New England al Tennessee. Delle 46 persone morte in seguito a incidenti legati al passaggio di Sandy, 23 sono decedute nello stato di New York, 18 di queste nella città di New York. Sei persone sono morte nel New Jersey, cinque in Pennsylvania, quattro nel Connecticut, due rispettivamente nel Maryland, in Virginia e nella Virginia Occidentale, una nella Carolina del Nord e una a Puerto Rico. Prima di raggiungere il nord, Sandy aveva già causato la morte di almeno 68 persone nell’area dei Caraibi.
Da quasi due giorni più di 6,6 milioni di abitazioni e uffici hanno problemi con la corrente elettrica, che spesso manca a causa dei danni alle linee dovuti alle cadute di alberi e ai crolli. La maggior parte dei blackout si è verificata in New Jersey e nello stato di New York, e sarà necessario ancora del tempo prima che tutti i collegamenti siano ripristinati. I tecnici sono al lavoro, ma le operazioni sono rallentate a causa dell’estensione dei danni.
I trasporti continuano a essere un altro serio problema: strade e ferrovie hanno subito danni e in molti casi non sono percorribili, cosa che complica anche la gestione dei soccorsi. A New York la metropolitana rimarrà probabilmente chiusa fino alla fine della settimana: le inondazioni a Lower Manhattan hanno causato l’allagamento di diversi tunnel e danni ad alcune stazioni. Da ieri sera in città sono state riattivate alcune linee degli autobus, le cui corse per ora sono gratuite e meno frequenti del solito. Le cose dovrebbero migliorare a partire da oggi, giorno in cui la città dovrebbe iniziare gradualmente a tornare in attività dopo due giorni di uffici e attività commerciali chiusi. Riaprirà anche la borsa a Wall Street, rimasta ferma sia lunedì sia martedì.
Anche i principali aeroporti di New York riprenderanno oggi l’attività. Tra i primi a riaprire ci sarà il JFK International, mentre per il LaGuardia si prevedono tempi di riapertura più lunghi a causa dei danni subiti durante la tempesta. Negli ultimi giorni sono state cancellate migliaia di voli a causa del brutto tempo. I trasporti continueranno a essere difficoltosi anche tra New York e il New Jersey, con i principali servizi ferroviari non attivi per almeno una settimana. Nell’area settentrionale del New Jersey quattro città hanno subito grandi danni a causa degli allagamenti, dovuti in primo luogo al cedimento di alcuni argini. Lungo la costa orientale sono state anche disattivate diverse centrali nucleari a scopo precauzionale e che dovrebbero riprendere l’attività nei prossimi giorni.
Spostandosi verso l’interno degli Stati Uniti, Sandy ha portato intense nevicate sulla Virginia Occidentale e sulla Carolina del Nord e su alcuni stati confinanti. In alcune aree sono cadute diverse decine di centimetri di neve. Lungo il confine tra Carolina del Nord e Tennessee, a Newfound Gap, sono caduti circa 40 centimetri di neve, un record per questo periodo dell’anno nella zona. In Virginia sono state segnalate tempeste di neve.
Lungo la costa orientale, i forti venti portati da Sandy hanno anche causato la distruzione di diverse abitazioni e la caduta di migliaia di alberi, spesso lungo le strade e le ferrovie. La loro rimozione è una delle priorità per chi si sta occupando dei soccorsi e della gestione dell’emergenza, così da rendere nuovamente percorribili le vie di trasporto. Sempre a causa della tempesta, nella notte tra lunedì e martedì nella zona del Queens, a New York, si è sviluppato un grande incendio che ha bruciato oltre 100 abitazioni e che ha richiesto il lavoro per ore di 200 vigili del fuoco. Ad Atlantic City, nel New Jersey, è stata danneggiata parte della storica passeggiata in riva al mare costruita con assi di legno e i casinò rimarranno chiusi in buona parte fino a domani.
Saranno necessari giorni prima di poter formulare stime attendibili sulla portata economica dei danni causati da Sandy. Secondo gli analisti di Businessweek la cifra potrebbe alla fine aggirarsi intorno ai 20 miliardi di dollari.