Il Consiglio regionale della Lombardia si è sciolto
Dopo l'approvazione della nuova legge elettorale, si voterà tra il 16 dicembre e il 27 gennaio
Il Consiglio regionale della Lombardia si è sciolto pochi minuti prima delle 17 di oggi con la consegna delle dimissioni dei consiglieri del PdL. L’ultimo atto del Consiglio è stata l’approvazione della nuova legge elettorale. Durante una pausa il governatore uscente, Roberto Formigoni, ha dichiarato ai giornalisti di aver parlato con il ministro degli interni, Anna Maria Cancellieri. Il ministro, ha detto Formigoni, gli ha assicurato che in Lombardia si voterà tra il 16 dicembre e il 27 gennaio. Un incontro tra il governo e Formigoni per decidere la data definitiva dovrebbe tenersi entro una settimana.
Il presidente uscente, Roberto Formigoni, notoriamente molto attivo su Twitter, ha scritto diversi messaggi durante la seduta.
#CONSIGLIOULTIMASEDUTA 14 – ABOLITO LISTINO, PDL SI È DIMESSO da Consiglio regionale. Siamo politici di parola. ORA LOMBARDIA AL VOTO SUBITO
— Roberto Formigoni (@r_formigoni) Ottobre 26, 2012
L’ultimo provvedimento del Consiglio è stata la nuova legge elettorale, approvata con 75 voti favorevoli e uno contrario. La nuova legge abolisce il listino bloccato, fissa il numero massimo di consiglieri in 80 (il Consiglio uscente aveva 80 membri), stabilisce la rappresentanza territoriale delle province e un limite di due mandati per il presidente della regione e assegna un premio di maggioranza.
Al Consiglio ha partecipato anche Franco Spada, primo dei non eletti della lista dell’Italia del Valori che era subentrato a Gabriele Sola, dimessosi pochi giorni fa. In alcune apparizioni televisive, Sola ha detto di essersi dimesso anche per non maturare il diritto a ricevere il vitalizio da consigliere regionale, che secondo una legge regionale del 1995 scattava a partire dai 60 anni per tutti i consiglieri che fossero rimasti in carica per almeno due anni e mezzo.
La questione riguarda i consiglieri di prima nomina, naturalmente (gli altri lo hanno già maturato, eventualmente, nelle scorse legislature): e lo stato del problema è che il governo Monti ha modificato la norma con un decreto legge che innalza l’età per ricevere il vitalizio dai 60 ai 66 anni e fissa in dieci anni il periodo in carica necessario per averne diritto. Il decreto legge è già in vigore, anche se deve essere ancora convertito dal parlamento e recepito dalle singole regioni con leggi regionali: prevede però anche sanzioni molto pesanti (tagliando drasticamente i fondi) per le regioni che non facciano tutti i passaggi necessari entro sei mesi.
Foto: AP Photo/Luca Bruno