Un carcere a Pechino
Le foto scattate ieri dai giornalisti a cui il governo ha permesso un accesso - molto controllato - al principale centro di detenzione della città
Ieri un gruppo di giornalisti internazionali ha preso parte a una visita organizzata dal governo cinese nel centro di detenzione numero uno di Pechino. Il carcere, che ha una capienza di mille detenuti, ospita soprattuto persone in attesa di processo o condannate a pene di lieve entità. La visita è un’operazione messa in piedi per migliorare l’immagine internazionale del governo in vista del Congresso del partito comunista, che inizierà l’8 novembre e che prevede la nomina di un nuovo presidente e il ricambio di potere delle più alte cariche del partito.
I giornalisti sono stati condotti con autobus al carcere, che si trova in una zona orientale periferica di Pechino, e sono stati accompagnati nella visita da poliziotti. Il direttore del centro, Zhao Chunguang, ha detto che è «una buona cosa migliorare la trasparenza del nostro lavoro, così che la comunità internazionale possa vedere più chiaramente la situazione di supervisione alla sicurezza pubblica e di rafforzamento della legge che c’è in Cina». Il carcere è circondato da un muro di cemento con torri di guardia e filo spinato. Nelle celle ci sono quattro letti e un bagno, separato da una parete di vetro smerigliato. L’infermeria può ospitare fino a 200 persone e comprende due laboratori per fare radiografie e analisi del sangue. I detenuti possono accedere a una zona all’aperto per fare esercizio e a un’area dove possono ricevere consulenza psicologica. I giornalisti hanno anche visto le stanze per gli interrogatori e quelle per i ricevimenti. Le guardie carcerarie hanno invitato i giornalisti a non fotografare i detenuti, che però non hanno mai incontrato in nessun momento della visita.
Il carcere non assomiglia alle descrizioni dei centri di detenzione cinesi contenute nei rapporti sui diritti umani, dove si parla invece di percosse, torture, sovraffollamento, cibo e letti scadenti e scarsa assistenza medica. Molti sostengono quindi che si tratti di un’operazione di facciata per convincere la stampa internazionale di un effettivo miglioramento del trattamento dei detenuti. Durante la visita Zhao ha parlato di nuove misure in tal senso, come per esempio la proibizione di estorcere confessioni con la tortura. Nel 2013 in Cina entrerà in vigore un nuovo codice di procedura penale che rafforzerà alcuni diritti dei detenuti. La riforma ha già ricevuto critiche, per esempio perché non abolisce i centri segreti di detenzione.