La nuova inchiesta su Finmeccanica
Che cosa dicono i verbali dei magistrati sul presunto sistema di tangenti milionarie che avrebbe coinvolto anche l'ex ministro Scajola
Fiorenza Sarzanini racconta sul Corriere della Sera i verbali del nuovo caso giudiziario legato a Finmeccanica e che coinvolge personaggi politici come l’ex ministro e coordinatore del PdL Claudio Scajola. Ai magistrati, l’ex responsabile delle relazioni istituzionali di Finmeccanica, Lorenzo Borgogni, ha raccontato di una “percentuale di ‘ritorno’ pari all’11 per cento” di un appalto, che sarebbe in realtà servita per nascondere il pagamento di tangenti. Ieri l’inchiesta giudiziaria ha portato all’arresto del dirigente Paolo Pozzessere e ha confermato il coinvolgimento di altri manager, compreso l’ex presidente e amministratore delegato Pierfrancesco Guarguaglini.
Una percentuale di «ritorno» pari all’11 per cento dell’appalto che in realtà nasconde il pagamento di tangenti a politici e faccendieri. Affari conclusi o avviati in quattro Stati grazie ai buoni rapporti dell’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e dei suoi uomini più fidati come l’ex ministro e coordinatore del Pdl Claudio Scajola. Sono i verbali di Lorenzo Borgogni, ex responsabile delle Relazioni istituzionali di Finmeccanica, a svelare ai pubblici ministeri Vincenzo Piscitelli ed Henry John Woodcock i retroscena delle commesse internazionali trattate in India, a Panama, in Indonesia e in Russia. Ma non solo. Perché l’ordinanza di arresto per il manager Paolo Pozzessere svela la presenza di altri testimoni preziosi, come il direttore generale di Fincantieri Giuseppe Bono e come lo stesso ex presidente e amministratore delegato della holding specializzata in sistemi di Difesa Pierfrancesco Guarguaglini, ascoltato dai magistrati come testimone.
È il 10 novembre quando Borgogni viene interrogato sulla trattativa avviata da Fincantieri e Finmeccanica per la fornitura di 11 fregate militari al governo brasiliano che si era improvvisamente arenata. «Il canale tra l’Italia e il Brasile era rappresentato dall’onorevole Claudio Scajola e dal parlamentare napoletano Massimo Nicolucci e ciò perché Scajola era molto legato al ministro della Difesa brasiliano Jobin. Preciso che, anche se all’epoca Scajola era ministro dello Sviluppo economico il suo dicastero non aveva nulla a che fare con l’affare della fornitura delle fregate. Paolo Pozzessere, che curò i rapporti tra Fincantieri e Finmeccanica, mi disse di aver appreso dal dottor Giuseppe Bono (direttore generale di Fincantieri) che in cambio delle illustrate agevolazioni era stato pattuito un “ritorno” – che avrebbe dovuto pagare la stessa Fincantieri quale contratto di agenzia – dell’ammontare dell’11 per cento dell’affare complessivo pari per la sola Fincantieri a 2,5 miliardi di euro. Tale cifra di “ritorno” percentuale – secondo quanto riferitomi da Pozzessere – doveva essere parzialmente destinata tra Scajola e Nicolucci da una parte e Jobin dall’altra».