Liberarsi delle cose, con Easybox
Francesco Piccolo racconta una nuova possibilità tra l'accumulo di oggetti e la perdita di tutto: il deposito, altrove
Sulla Lettura di domenica Francesco Piccolo racconta la sua esperienza con un servizio di deposito e “storage” a pagamento. E di come la condizione temporanea di liberazione dalle cose che si possiedono possa diventare felicemente permanente.
Sulla tangenziale est di Roma, qualche anno fa, è comparso questo grosso edificio con scritte blu su fondo giallo: Easybox. Era una novità, e mi sembrava seducente: un luogo dove c’erano dei box (appunto) di varia misura, in cui metterci della roba dentro. Si pagava un affitto mensile, a seconda della grandezza dello spazio, ed era tuo, ci potevi mettere quello che volevi. Avevo avuto subito due sensazioni: avrei voluto prenderne uno subito; non mi sarebbe mai accaduto, perché non avrei saputo cosa metterci. All’inizio, ogni volta che ci passavo, lo guardavo con malinconia, poi mi sono abituato. Non ci pensavo più.
Una settimana fa mi è successo di aver lasciato una casa per andare in un’altra; però l’altra non è pronta, e non lo sarà per qualche mese. Allora con tutta la famiglia ci siamo trasferiti in una specie di monolocale. La cosa sembra divertire molto i miei figli, a me neanche un po’. In ogni caso, nel monolocale c’entriamo a stento noi, ma non la nostra roba. Quindi, inaspettata, è apparsa la parola magica: Easybox. È l’unica soluzione, abbiamo detto. E io ero molto felice.
Tutte le questioni pratiche, il contratto e la misura del box (8 mq) le ho lasciate fare. Passo l’intera vita a cercare il modo di far fare ad altri contratti, code, pagamenti, scelte. È una fatica gigantesca riuscire a demandare agli altri, forse più grande di quella che farei nel farle direttamente, queste cose. Ma dà una grandissima soddisfazione. Fa sentire furbi, e senza responsabilità. Anche se poi le persone ti giudicano male e non ti vogliono più tanto bene. Ma io sono disposto a essere voluto bene di meno, se in cambio non devo fare cose pratiche.
(continua a leggere sulla Lettura)
– «Ho buttato via tutto», il racconto di Giorgio Loré, che ha un padre che soffre di disposofobia
– “Homer & Langley”, il romanzo di E. L. Doctorow ispirato alla storia dei due fratelli newyorkesi uccisi dalla loro psicosi di accumulo di oggetti
foto: AP Photo/KEYSTONE/Martial Trezzini