Le 6 ore in più per gli insegnanti
Che cosa dice la legge di stabilità sulla scuola, quali sarebbero le conseguenze e perché i sindacati e il PD protestano, spiegato dall'inizio
Ieri un gruppo di insegnanti si è riunito in viale Trastevere, a Roma, davanti alla sede del ministero dell’Istruzione, per protestare contro il governo e il suo piano di portare le ore di didattica frontale dalle attuali 18 a 24. Il provvedimento è contenuto nella“Legge di stabilità” che il governo Monti ha approvato nel Consiglio dei ministri tra il 9 e il 10 ottobre e che contiene numerose misure, tese soprattutto a mantenere i conti pubblici in ordine. Per i prossimi giorni sono state annunciate altre manifestazioni in diverse città da parte degli insegnanti, e per il 24 novembre i sindacati hanno annunciato uno sciopero generale.
Le 18 ore
Chi insegna alla scuola secondaria di primo e secondo grado, cioè quelle che prima della riforma si chiamavano scuole medie e scuole superiori, deve essere in classe o deve comunque fare attività didattica diretta per 18 ore la settimana. A questo impegno si aggiungono poi, naturalmente, altre ore in cui i docenti non sono a diretto contatto con gli studenti ma lavorano comunque, correggendo per esempio i compiti, preparando le lezioni, partecipando alle riunioni e agli scrutini.
Quando le scuole chiudono, e cioè gli studenti sono in vacanza, gli insegnanti di solito lavorano ancora per diversi giorni. Ci sono le riunioni di fine anno e ci sono anche da preparare e organizzare gli esami, per i ragazzi che sono arrivati al loro ultimo anno. E in molti casi ci sono anche le lezioni di recupero da organizzare e tenere agli studenti che hanno debiti formativi. L’attività scolastica quindi prosegue e di solito si interrompe quasi del tutto solo a fine luglio e nel mese di agosto.
Che cosa ha deciso il governo
Nei provvedimenti della nuova Legge di stabilità, al comma 42 dell’articolo 3 il governo si occupa direttamente degli insegnanti della scuola secondaria di primo e secondo grado, e nello specifico del loro orario di lavoro. Il comma stabilisce che a partire dal primo settembre 2013, quindi dal prossimo anno scolastico, «l’orario di impegno del personale docente» debba essere non più di 18 ore, ma di 24.
La norma prevede che le sei ore in più siano utilizzate dagli insegnanti per effettuare sostituzioni temporanee negli stessi istituti scolastici nei quali sono di ruolo, o per fare supplenze più strutturate e durature nel tempo per colmare la mancanza di un insegnante, evitando che ne sia chiamato un altro esterno alla scuola, con costi aggiuntivi per la stessa come accade ora. I docenti che hanno la necessaria abilitazione potranno anche svolgere attività di sostegno. Le sei ore saranno anche usate per attività di potenziamento e di recupero.
Riduzione della spesa
La soluzione prospettata dal governo consentirebbe di risparmiare a pieno regime circa 721 milioni di euro, dicono alcune stime circolate negli ultimi giorni.
Spiega Alessia Camplone sul Messaggero:
Secondo la relazione tecnica allegata al testo del ddl e predisposta dal ministero dell’Economia, l’aumento delle 6 ore andrebbe a incidere su quelli che sono chiamati «spezzoni di orario», in altre parole le ore di lezione che non sono sufficienti a coprire l’orario di un insegnante in più. Gli insegnanti in organico nella scuola sono 132 mila per le medie e 188 mila per le superiori (gli insegnanti di sostegno esclusi). A queste cattedre vanno aggiunti gli «spezzoni di orario» che esulano dalle cattedre di 18 ore: oltre 7 mila per le medie e oltre 13 mila per le superiori. Ora, con l’aumento di sei ore dell’orario di lavoro dei docenti, il risparmio sarebbe, secondo la relazione dei tecnici, di almeno 120 milioni di euro l’anno per l’eliminazione degli «spezzoni orari coperti con ore eccedenti strutturali».
Il cosiddetto sistema degli spezzoni nell’ultimo anno scolastico ha avuto un costo di 129 milioni di euro, secondo la Banca d’Italia, cui vanno poi aggiunti i costi per le supplenze con insegnanti esterni. Passando a 24 ore ci sarebbe nel 2014 un risparmio di 265 milioni di euro. Grazie alle ore in più sarebbero anche ridotti gli insegnanti di sostegno, con ulteriori risparmi.
Ferie in più
Per le sei ore aggiuntive settimanali non è previsto un aumento di stipendio per i docenti. Il comma 42 contempla, però, un aumento del periodo di ferie pari a 15 giorni in più su base annua.
Il comma seguente dell’articolo 3, chiarisce che «il personale di tutti i gradi di istruzione fruisce delle ferie nei giorni di sospensione delle lezioni definiti dai calendari scolastici regionali ad esclusione di quelli destinati agli scrutini, agli esami di Stato e alle attività valutative». Non è quindi ancora molto chiaro quali sarebbero gli spazi per gli insegnanti per usufruire dei 15 giorni in più di ferie. Il comma 43 è abbastanza generico e fa riferimento alla possibilità di “un periodo non superiore a sei giornate lavorative” di ferie durante il periodo in cui ci sono le lezioni, a patto che queste siano coperte dagli altri insegnanti (forti anche delle sei ore in più) e «senza oneri aggiuntivi per le finanze pubbliche».
Che cosa dicono i sindacati
In seguito alle informazioni circolate negli ultimi giorni e al disegno di legge, CISL Scuola, UIL Scuola, SNALS CONFSAL e GILDA-UNAMS hanno indirizzato una lettera ai partiti, chiedendo che si facciano carico di emendamenti e altre proposte in Parlamento per modificare i provvedimenti presentati dal governo. I sindacati ricordano che gli insegnanti italiani sono i meno pagati in Europa, che hanno il contratto bloccato e il pagamento degli scatti di anzianità rinviato. Nella lettera viene anche ricordato che i provvedimenti del governo avrebbero anche un impatto diretto su migliaia di supplenti e precari della scuola.
Mediazione
Il segretario del Partito Democratico, Pier Luigi Bersani, ieri ha confermato che il PD non voterà le regole sulla scuola contenute nella Legge di stabilità se rimarranno come sono. Anche esponenti di altri partiti hanno detto di essere molto critici sui provvedimenti in materia di scuola del governo. Ieri Marco Rossi-Doria ha spiegato di essere al lavoro per evitare tagli all’organico degli insegnanti e modifiche ai loro orari. In seguito alle numerose proteste si inizia a parlare di una possibile mediazione da parte del governo, che potrebbe dimezzare l’aumento delle ore previsto. Non c’è però ancora nulla di ufficiale e molto dipenderà dal confronto dei partiti di maggioranza sui contenuti nel suo complesso della Legge di stabilità.