Donne e uomini, Obama e Romney
Se negli Stati Uniti votassero solo le donne, Obama stravincerebbe; se votassero solo gli uomini, Romney stravincerebbe: perché succede e con quali conseguenze
di Giulia Siviero - @glsiviero
“Gender gap” è l’espressione con cui gli analisti americani indicano il divario di genere nel voto negli Stati Uniti, e in queste settimane è naturalmente molto utilizzata riguardo le elezioni presidenziali. Storicamente le donne votano in maggioranza per i democratici mentre gli uomini votano in maggioranza per i repubblicani. La tendenza dovrebbe ripetersi anche alle prossime elezioni, a guardare i sondaggi, e anzi secondo i dati più recenti il divario di genere in questa occasione potrebbe raggiungere i massimi storici.
“Se negli Stati Uniti votassero solo le donne, Obama verrebbe rieletto con un margine pari o addirittura superiore a quello ottenuto sul senatore John McCain nel 2008”, sostiene il New York Times. Obama sarebbe infatti favorito in modo schiacciante in Florida, Ohio, Virginia e nella maggior parte degli stati convenzionalmente considerati in bilico. “Se votassero solo gli uomini Mitt Romney potrebbe vincere con un margine simile a quello ottenuto da Ronald Reagan su Jimmy Carter nel 1980”. Solo in California, nelle Hawaii, nell’Illinois e in pochi altri stati del nord-est vincerebbero di sicuro i democratici. Anche per questa ragione la questione del voto femminile negli Stati Uniti condiziona, fino a essere determinante, il dibattito e le scelte politiche dei candidati alla presidenza.
Quando
La differenza di genere e la sua rilevazione nei sondaggi fu quasi assente nelle presidenziali del 1972 (Richard Nixon contro George Stanley McGovern) e nel 1976 (Gerald Ford contro Jimmy Carter), ma dopo la storica sentenza Roe contro Wade del 1973 (che rappresentò uno dei principali precedenti riguardo alla legislazione sull’aborto e che condizionò le leggi di ben 46 stati che proibivano o restringevano la possibilità di abortire in alcuni casi ben precisi) la questione dei diritti e della salute delle donne entrò con forza nel dibattito pubblico. Di conseguenza divenne determinante anche nelle elezioni presidenziali, soprattutto a partire dalla campagna elettorale del 1980, quando l’allora candidato Ronald Reagan radicalizzò le posizioni del partito repubblicano sulla questione femminile aumentando la distanza tra le donne e la destra americana.
A partire da lì uomini e donne iniziarono a dividersi nettamente al voto. Soprattutto in due elezioni: di 11 punti nel 1996 (Bob Dole-Bill Clinton), di 10 punti nel 2000 (Al Gore-George W. Bush). Nelle presidenziali del 2008, Obama vinse su John McCain con un margine del 13 per cento di preferenze tra le donne.
Perché
Attualmente un divario di genere così ampio esiste nonostante la quasi raggiunta parità tra uomini e donne nel mondo del lavoro: secondo il Bureau of Labor Statistics, le donne rappresentano il 47 per cento della forza lavoro negli Stati Uniti e hanno subìto la recente crisi economica tanto quanto gli uomini, se non di più. Anche il divario tra il tasso di disoccupazione delle donne e quello degli uomini non è così significativo.
Questo fa pensare dunque che il “gender gap” abbia a che fare con questioni legate ai diritti, alla società e alla libertà (non solo delle donne): dunque all’aborto, alla salute, all’accessibilità alla contraccezione, al matrimonio gay, agli interventi militari e alle armi. Il Center for American Women and Politics ha pubblicato una ricerca che analizza le diverse posizioni di uomini e donne su questi principali temi. Le donne, oltre alla tendenza a votare per i democratici, sembrano anche più disponibili rispetto agli uomini a concedere al partito in carica un’ulteriore possibilità. Quando la distanza ideologica tra i due candidati cresce, cresce anche il “gender gap”. Quando il presidente uscente è un repubblicano, il divario diminuisce.
I dibattiti tra Barack Obama e Mitt Romney
Nei sondaggi prima del dibattito di Denver del 3 ottobre, il presidente Obama aveva mediamente un divario di genere del 18 per cento che è diminuito nei giorni successivi a causa della performance più convincente di Romney. Nel secondo dibattito del 16 ottobre Obama si è invece ripreso la rivincita riconquistando il voto delle donne. Non a caso, nella discussione i due candidati hanno dovuto affrontare proprio le tematiche che maggiormente interessano l’elettorato femminile: è stata una giovane insegnante di nome Katherine Fenton a spostare la discussione sulle questioni di genere con una domanda sulle disparità di salario tra uomini e donne a parità di incarico.
Romney, oltre alla risposta sui “raccoglitori pieni di donne”, ha scelto di legare la questione al problema della disoccupazione e della flessibilità di orario: «Sono tre milioni e mezzo le donne che si sentono più povere di quattro anni fa», ha detto il candidato repubblicano. Il presidente Obama ha invece spostato la discussione sul problema della libertà femminile e della libera scelta delle donne: «Il governatore Romney è molto a suo agio con l’idea di avere a Washington dei politici che decidano per le donne in materia sanitaria», ha detto attaccando Romney sulla questione dell’aborto e dei contraccettivi.
Anche se i diversi sondaggi non concordano sulla differenza di genere, una media indica che il “gender gap” potrebbe raggiungere col voto di novembre il suo massimo livello storico.