Proteste e scontri in Libano
Dopo l'attentato di ieri in cui è morto il capo dei servizi segreti interni, migliaia di libanesi sunniti sono scesi in piazza per protestare contro la Siria e il proprio governo
Aggiornamento, ore 18.30 – Durante la riunione straordinaria del governo, il primo ministro Najib Mikati, appoggiato da Hezbollah, ha offerto le sue dimissioni al presidente Michel Suleiman che le ha respinte, chiedendogli di restare in carica ancora per «un periodo di tempo» non meglio precisato. Nelle ultime ore, il leader dell’opposizione Saad Hariri ha invitato tutti i libanesi a scendere in piazza domani a Beirut per pregare per Wissam al-Hassam, il generale dell’intelligence ucciso ieri in un attentato.
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Tra ieri e oggi, migliaia di manifestanti sono scesi nelle strade delle città libanesi di Beirut, Tripoli e Sidone, per protestare contro la Siria e contro il governo libanese. Copertoni e cassonetti sono stati incendiati per bloccare le strade a Sidone e Beirut, mentre a Tripoli ci sono stati colpi di arma da fuoco scambiati tra due quartieri rivali, uno sciita e l’altro sunnita. Negli scontri sembra che ci sia stato almeno un morto, ma la notizia non è ancora stata confermata da fonti ufficiali.
La protesta è scoppiata in seguito all’attentato di ieri che ha causato la morte del generale Wissam Al-Hassan, capo dei servizi di intelligence interna libanesi e membro di un movimento politico anti-siriano, e di altre otto persone. I manifestanti accusano il governo siriano di aver ordinato l’attentato e quello libanese di esserne complice. Uno dei leader più importanti dell’opposizione, Saad Hariri, figlio di Rafiq Hariri, ucciso nel 2005 in un attentato di cui molti ritengono responsabile la Siria, ha apertamente accusato dell’omicidio Bashar al-Assad, il dittatore siriano.
Il governo libanese è dominato da una maggioranza sciita, vicina al movimento terroristico (sciita) Hezbollah, alleato sia della Siria che dell’Iran. I manifestanti, invece, erano principalmente sunniti, che costituiscono poco meno del 30% degli abitanti del paese. Sono in numero quasi pari agli sciiti, che risiedono principalmente nel sud del paese. I cristiani di confessione maronita sono circa il 20% dei libanesi. La bomba è esplosa proprio davanti alla sede del partito falangista, un partito di cristiani di estrema destra.
Il governo libanese ha dichiarato la giornata di sabato lutto nazionale e si trova da ore in una riunione di emergenza. Secondo gli analisti, il governo retto dal primo ministro Najib Mikati si trova in una situazione molto pericolosa, schiacciato tra il movimento Hezbollah che spinge per restare vicino alla Siria, e i movimenti di piazza di questi giorni che chiedono le dimissioni del governo. In molti ritengono che il paese stia rischiando una nuova guerra civile.