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  • Venerdì 19 ottobre 2012

L’autorità europea per le banche si farà

Che cosa ha deciso ieri il Consiglio europeo, quali conseguenze avrà e perché si tratta di una decisione che va contro quanto sostiene da tempo la Germania

Oggi si concluderà la consueta riunione trimestrale del Consiglio europeo, l’organismo dell’Unione Europea formato dai capi di governo dei 27 stati membri. Ieri sono state prese alcune decisioni importanti che riguardano il settore bancario europeo, anche se, per la prima volta da molti mesi, la riunione non è stata preceduta da enormi attese e aspettative per decisioni “vitali” per la zona euro.

La decisione principale è che ci sarà un’autorità centrale di vigilanza per l’intero sistema bancario europeo, mentre fino a oggi i meccanismi di controllo erano affidati principalmente ai singoli stati nazionali. Complessivamente, la vigilanza sarà effettuata su tutte le oltre seimila banche europee. La vigilanza bancaria è il presupposto per una mossa potenzialmente molto importante: la ricapitalizzazione diretta delle banche dei paesi in difficoltà, in primo luogo la Spagna.

Ma che cosa vuol dire “ricapitalizzazione diretta”? Vuol dire che il nuovo European Stability Mechanism (ESM) potrà prestare denaro direttamente alle banche, senza passare per il bilancio degli stati nazionali. E non è un dettaglio di poco conto, perché le grandi cifre necessarie per le operazioni di ricapitalizzazione non andrebbero più ad aggiungersi al debito pubblico dello stato in cui si trovano le banche, come sta succedendo per i circa 100 miliardi di euro già concessi dall’UE alle banche spagnole.

(Che cos’è l’ESM e come funziona)

I tempi per istituire questa vigilanza, inoltre, saranno relativamente brevi: l’obiettivo è rendere il meccanismo operativo tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014. Dal punto di vista politico e diplomatico, l’istituzione della vigilanza con questi tempi è una vittoria del gruppo di paesi, guidato dalla Francia, che chiedeva un percorso rapido verso l’unione bancaria. È una parziale sconfitta per alcuni alti funzionari dell’UE, in particolare all’interno della Commissione Europea, che avrebbero voluto tempi ancora più brevi. Non lascia particolarmente soddisfatti neppure i dieci paesi – tra cui il Regno Unito – che fanno parte dell’UE ma non hanno la moneta unica e che temono di avere margini di manovra ancora più ristretti in futuro a causa delle decisioni europee.

La decisione va in direzione decisamente contraria a quella portata avanti fin qui da paesi come Germania, Olanda e Finlandia. I tre paesi sostengono da tempo un principio ben preciso, dall’inizio della crisi: nessuna concessione sul lato finanziario può avvenire senza un maggior controllo sui bilanci nazionali, temendo che il costo dei problemi della “periferia” della zona euro vada a pesare sulle loro finanze pubbliche.

Oltre alla vigilanza bancaria europea, c’è stato un punto in cui non si sono fatti passi avanti: la discussione su un bilancio finanziario comune per i 17 paesi della zona euro. Sia José Manuel Barroso, presidente della Commissione europea, sia il presidente francese Hollande hanno detto – il primo con più diplomazia, il secondo con maggiore durezza – che sulla materia si deciderà in un imprecisato futuro.

Foto: ERIC FEFERBERG/AFP/Getty Images