Le enormi miniere della Mongolia
Le foto dello sterminato giacimento di Oyu Tolgoi, che produrrà 450mila tonnellate di rame a partire dal prossimo anno
La miniera di Oyu Tolgoi (che significa “collina turchese” in mongolo) è un grande progetto minerario per l’estrazione di oro e rame, che si trova circa 550 km a sud dalla capitale della Mongolia, Ulan Bator. Il giacimento è stato scoperto nel 2001 e solo quest’anno sono iniziati i lavori per il suo sfruttamento, gestito da Turquoise Hill Resources e Rio Tinto, una multinazionale del settore minerario con sede nel Regno Unito. A partire dal 2013, Oyu Tolgoi produrrà 450.000 tonnellate di rame e 9.300 chilogrammi di oro ogni anno, per cinquant’anni, con un valore di centinaia di miliardi di dollari ai prezzi attuali. La miniera sarà in parte sotterranea e in parte a cielo aperto.
Il settore minerario porterà a moltiplicare per tre la ricchezza nazionale della Mongolia nei prossimi dieci anni, secondo diverse stime (già lo scorso anno, il Prodotto interno lordo della Mongolia è cresciuto del 17 per cento). Stando alle previsioni, Oyu Tolgoi da sola inciderà per un terzo dell’intero Prodotto lordo della Mongolia entro il 2020.
La regione del Gobi contiene il più grande deposito di carbone del mondo, che sta iniziando a essere sfruttato solo ora attraverso una serie di gigantesche miniere. Per la popolazione del paese, meno di tre milioni di abitanti per la maggior parte nomadi in una delle aree meno popolate del mondo, ci saranno grandissimi cambiamenti, dato che ai progetti minerari si accompagnano investimenti nell’educazione e nella formazione. Ma quella che è stata chiamata “una delle trasformazioni più radicali della storia umana” porta con sé preoccupazioni a proposito del modo in cui la ricchezza sarà redistribuita e di carattere ambientale, soprattutto sul piano dello sfruttamento delle risorse idriche e dell’inquinamento.