Perché gli irregolari sono tutti badanti?
In realtà non è vero, ma le norme sulla sanatoria dei lavoratori stranieri generano dati poco affidabili
di Mario Piccirillo
Lunedì sono scaduti i termini per la presentazione delle domande di sanatoria per i lavoratori irregolari per il 2012, e mentre le stime parlano di circa 500 mila persone in Italia, sono stati 134.576 i moduli regolarmente inviati online al sito del ministero dell’Interno. Ma il dato significativo che si può estrarre esaminando le richieste è che l’87 per cento degli stranieri irregolari nel nostro paese (almeno di quelli che vogliono uscire allo scoperto) fa la badante. Cioè ben 101.000 richieste sono state presentate per il “settore domestico”, mentre sarebbero solo 15.000 circa gli impiegati in tutti gli altri settori, dall’industria all’agricoltura, all’edilizia.
È chiaro che si tratta di una immagine irreale, risultato di una risposta “elastica” al sistema di regolarizzazione. La procedura, quest’anno, non prevede tetti massimi (e relative corse alla graduatoria), ma il datore di lavoro deve versare un contributo forfettario di mille euro. A questo va aggiunta la regolarizzazione della posizione contributiva, retributiva e fiscale del lavoratore per un minimo di sei mesi. Ed ecco il punto: fatto il regolamento, trovato l’inganno. Per una colf il conto arriva a 2.000 euro, ma nel caso di un manovale edile di un’impresa artigiana, ad esempio, il datore di lavoro può pagare anche 7.000 euro. In pratica, per risparmiare, si fa domanda di regolarizzazione per lavoro domestico e una volta ottenuto il permesso di soggiorno si cambia, in maniera più o meno fittizia, datore di lavoro.
Il quadro che emerge è singolare: il Marocco ad esempio, paese che tradizionalmente non compare nelle statistiche del lavoro domestico, su un totale di 13.922 domande ne ha inviate ben 11.368 per lavori di colf o badante. Stessa situazione per il Bangladesh (12.629 su 13.752), l’Egitto (7.466 su 9.548) o il Pakistan (8.667 su 9.604).
Inoltre i sindacati denunciano un’altra contorsione del sistema: la sanatoria avrebbe “fallito” anche per colpa dell’obbligo di dimostrare la presenza in Italia dell’immigrato prima del 31 dicembre 2011 con atti o certificati rilasciati da organismi pubblici. “Se la legge 94 del 2009 obbligava i pubblici funzionari (tranne insegnanti e medici) a denunciare chi si presentasse senza poter esibire il permesso – dicono alla Uil – come si può pretendere allora che quegli stessi funzionari potessero dare all’irregolare un qualsiasi certificato?”.
foto: una manifestazione per la richiesta di una sanatoria sui cittadini extracomunitari. (Lapresse)