Le proteste dei Mapuche in Cile
Le foto e gli scontri tra la polizia cilena e i nativi americani che chiedono il diritto alla terra e l'autonomia
In Cile ci sono stati scontri tra la polizia e gli indigeni Mapuche, che protestavano nella capitale Santiago per chiedere il diritto alla terra e l’autonomia. I Mapuche sono gli abitanti nativi d’America che attualmente abitano confinati lungo i territori meridionali di Cile e Argentina: la maggior parte di loro mantiene le proprie antiche tradizioni e vive di agricoltura. Contro il corteo di 3000 persone le forze dell’ordine hanno sparato gas lacrimogeni e usato idranti: sono state arrestate sedici persone. La manifestazione era stata organizzata contro la festa nazionale “Dia de La Raza”, che celebra ogni anno il primo incontro tra i nativi americani e gli europei dopo l’arrivo di Cristoforo Colombo in America. I dimostranti chiedevano anche la liberazione di quattro Mapuche in sciopero della fame da più di cinquanta giorni accusati del tentato omicidio di un poliziotto e di aver trasportato illegalmente delle armi.
Dopo gli scontri la manifestazione è proseguita pacificamente. Il generale Rodolfo Pacheco, a capo della polizia, ha accusato alcuni gruppi di anarchici incappucciati e armati di pietre e bottiglie molotov, di essersi infiltrati in quella che era una dimostrazione pacifica.
Al centro delle rivendicazioni dei Mapuche, che significa “popolo della terra”, vi sono proprio i diritti sulla terra che in origine era grande circa centomila chilometri quadrati e si è ridotta, nel corso della storia, a cinquemila chilometri quadrati. Nella seconda metà dell’Ottocento, infatti, dopo aver resistito per trecento anni ai tentativi di conquista, i Mapuche dovettero cedere all’occupazione della loro regione, l’Araucanía, sotto le forti pressioni e le violenze dell’esercito cileno e dei coloni. All’inizio di quest’anno le proteste e la repressione nei loro confronti si sono intensificate.