Anonymous molla Wikileaks
Il gruppo di hacker in un comunicato dice che l'organizzazione è diventata il giocattolo personale di Assange, e ne critica i metodi di raccolta fondi
Wikileaks, l’organizzazione di Julian Assange che pubblica documenti coperti da segreto, ha annunciato giovedì scorso la pubblicazione di oltre 200mila files riguardo le elezioni presidenziali statunitensi del prossimo novembre: l’accesso ai file, però, è permesso solo facendo una donazione online all’organizzazione, oppure disabilitando i javascript sul proprio browser per aggirare il blocco. Alcuni hacker del gruppo di Anonymous, che a lungo ha collaborato con Wikileaks sostenendo la causa, hanno reagito alla decisione annunciando di non voler più sostenere Wikileaks.
Nel testo, Anonymous spiega che il problema naturalmente non è che Wikileaks chieda donazioni ma come lo sta facendo, perché «l’utente casuale probabilmente non sa nemmeno che cosa sono i javascript, figuriamoci come disabilitarli». Il comunicato prosegue dicendo che Wikileaks ha tradito la sua causa diventando di fatto l’organizzazione personale di Julian Assange.
La direzione che ha preso Wikileaks ci preoccupa da tempo. Negli ultimi mesi l’obiettivo si è spostato dai leaks e dalla lotta per la libertà di informazione e si è concentrato sempre di più su Julian Assange. La conclusione, per noi, è che non possiamo più sostenere quello che Wikileaks è diventata – “the One Man Julian Assange show”.
Wikileaks ha poi rimosso il blocco, e oggi i file sono accessibili senza passare dalla pagina per le donazioni. Sembra che i file vengano proprio da un attacco fatto da Anonymous lo scorso dicembre sul sito della Stratfor, società statunitense specializzata nell’analisi geopolitica e di intelligence, che lavora per diversi organi e agenzie governative. Wikileaks si è difesa spiegando con un tweet che un invito a «twittare, condividere, o donare non è un paywall».
A tweet, share, wait or donate campaign is not a “paywall”. You can read about our blockade and funding systems here: shop.wikileaks.org/donate
— WikiLeaks (@wikileaks) Ottobre 11, 2012
Foto: KAREN BLEIER/AFP/Getty Images