«In cambio di una mancia»
Michele Serra su Repubblica si chiede quando ci si occuperà con più attenzione anche dei singoli elettori che vendono i loro voti
Nella sua rubrica l’Amaca su Repubblica, oggi Michele Serra si occupa del caso del presunto acquisto di voti della ‘ndrangheta che avrebbe interessato Domenico Zambetti, assessore in Regione Lombardia del Popolo della Libertà ora agli arresti. Serra si chiede perché sui giornali non si dedica maggiore attenzione anche a chi dà via facilmente il proprio voto per una “mancia”.
Ma i nomi e le fotografie degli elettori lombardi che hanno venduto il loro voto per 50 euro, qualora noti agli inquirenti, non meriterebbero forse le prime pagine dei giornali? Vendere per un tozzo di pane la propria dignità, e la molecola di democrazia che ciascuno di noi rappresenta, non è forse grave e disgustoso? Mentre quelli della “casta” — giustamente — sono messi alla gogna, perché l’esercito di servi e di mantenuti che li tengono in sella, e li votano in cambio di una mancia, deve farla perennemente franca? Scommettiamo che gli stessi italianuzzi che si fanno scrivere su un foglietto, dal capobastone di turno, il nome di chi votare, sono gli stessi che al bar (o sul web) latrano contro “i politici che rubano”?
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