I soldi degli SMS per l’Emilia non sono ancora arrivati
E secondo la Protezione Civile non è necessariamente un male, spiega il Corriere della Sera
Andrea Pasqualetto racconta sul Corriere della Sera che i milioni di euro raccolti via SMS – 15 “promessi”, 7 effettivamente arrivati – dopo i terremoti della primavera scorsa in Emilia non sono ancora arrivati ai comuni o comunque impiegati nei soccorsi e nella ricostruzione: c’entrano certe procedure burocratiche, ma secondo la Protezione Civile non è necessariamente un male.
Gli sms «solidali» erano stati inviati prontamente ma, in Emilia, il denaro non è ancora arrivato. Si tratta di oltre quindici milioni di euro donati da migliaia di italiani a favore delle popolazioni terremotate attraverso i telefoni cellulari e la rete fissa: due euro per ciascun messaggino al numero 45500, dal 29 maggio al 10 luglio scorsi. Com’è possibile che a oltre tre mesi dalla seconda violenta scossa non si sia ancora visto un euro, considerata l’urgenza della ricostruzione? Cioè, perché questa grande distanza fra lo slancio e la tempestività di chi versa pensando ai bisogni di una terra in ginocchio e la lentezza di chi quell’aiuto deve trasformarlo in moneta disponibile?
La risposta è una sola: burocrazia. «Purtroppo l’iter non si può comprimere più di tanto, se si vuole assicurare trasparenza», allarga le braccia Franco Gabrielli, capo della Protezione civile e, soprattutto, diretto interessato a una rapida soluzione della strana vicenda. Gabrielli ci ha infatti messo la faccia sulla campagna di raccolta fondi straordinaria, essendo la stessa il frutto di un accordo fra l’Emilia Romagna e la Protezione civile nazionale e avendola lanciata in termini chiari: «Il ricavato verrà versato sul nostro fondo», garantiva.
Dove sono finiti, dunque, quei quindici milioni?
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foto: LaPresse