Continuano gli scontri tra Siria e Turchia
È il sesto giorno consecutivo: anche oggi scambio di colpi di mortaio e colpi di artiglieria
Oggi verso le 15 (le 13 ora italiana) un colpo di mortaio proveniente dalla Siria è arrivato in territorio turco, a circa 150-200 metri dal confine, nel distretto di Hacipasa. Per rappresaglia la Turchia ha risposto bombardando il confine siriano: è il sesto giorno consecutivo che si verificano scontri di questo tipo al confine tra i due paesi.
Le tensioni tra Siria e Turchia vanno avanti da mesi e hanno toccato il loro punto più intenso il 3 ottobre, quando un colpo di mortaio proveniente dalla Siria ha ucciso cinque persone in una zona residenziale della città turca di Akçakale. L’esercito turco ha risposto all’attacco con colpi di artiglieria che, stando alle testimonianze di alcuni oppositori del regime di Bashar al Assad, avrebbero causato la morte di soldati siriani. Il governo siriano si è subito scusato per l’accaduto mentre il parlamento turco ha approvato una risoluzione per consentire eventuali operazioni militari contro la Siria. Da allora la situazione non è cambiata: dalla Siria sono continuati ad arrivare colpi di mortaio a cui la Turchia ha risposto bombardando. Sabato la stampa turca ha scritto di un accordo tra i due paesi per cui la Siria accettava di mantenere l’esercito a una distanza di dieci chilometri dal confine turco. L’accordo non è stato però confermato e probabilmente non è avvenuto – o non è stato rispettato. Sarebbe stata una bella notizia per gli oppositori siriani che da mesi chiedono la creazione di una zona cuscinetto tra i due paesi per garantire la sicurezza alle operazioni di soccorso e ai civili che cercano di fuggire in Turchia.
(Cosa succede tra Siria e Turchia)
Domenica il ministro degli Esteri turco Ahmet Davoutoglu ha detto in un’intervista televisiva che la Turchia vede bene per la Siria un governo di transizione presieduto dal vice-presidente Farouq al-Sharaa. «Farouq al-Sharaa è un uomo ragionevole e coscienzioso e non ha preso parte al massacro», ha spiegato. Sharaa è il sunnita che ricopre il grado più alto nel governo di Assad, costituito quasi interamente da alawiti, una setta che nel paese rappresenta una minoranza. Sharaa è stato per quindici anni ministro degli Esteri e nel 2006 è diventato vice-presidente. Su di lui circolano molte voci contrastant, sempre negate dal governo siriano: secondo alcuni sarebbe fuggito dalla Siria ad agosto, altri sostengono invece che si trovi agli arresti domiciliari a Damasco. Molti dissidenti e oppositori potrebbero non accettare la figura di Sharaa considerandolo troppo vicino al regime.
Foto: Soldati turchi al confine con la Siria vicino alla città di Akçakale, 7 ottobre 2012 (STR/AFP/GettyImages)