Cosa succede tra Siria e Turchia
Per il quarto giorno consecutivo, la Turchia ha sparato alcuni colpi in Siria, ma secondo gli esperti una guerra è poco probabile
L’esercito turco ha bombardato anche oggi alcune posizioni militari siriane, come rappresaglia per l’attacco di mercoledì in cui un colpo di mortaio partito dalla Siria ha ucciso cinque persone in Turchia. Questo è il quarto giorno in cui l’artiglieria turca colpisce la Siria, anche se non si conosce il numero totale dei colpi sparati. Il primo bombardamento di rappresaglia era avvenuto mercoledì, poche ore dopo l’attacco siriano. I bersagli sono stati scelti tracciando con il radar la traiettoria dei proiettili siriani che mercoledì hanno colpito la città di Akcakale, uccidendo due donne e tre bambini.
La città si trova al confine con la Siria ed è stata colpita per errore mentre l’esercito siriano bombardava i ribelli, che da circa un mese hanno preso il controllo di un vicino varco di confine. Ad Akcakale sono state chiuse le scuole e non è ancora chiaro quando saranno riaperte. I giornali turchi hanno smentito le voci di profughi in fuga dalla città: ieri, intanto, carri armati e batterie di missili dell’esercito turco sono stati spostati intorno ad Akcakale.
Nonostante questa lunga rappresaglia dell’esercito turco, il governo siriano si è scusato per l’accaduto, promettendo che l’incidente non si ripeterà. Il ministro per l’informazione ha annunciato che sull’incidente sarà aperta un’inchiesta, per scoprire come mai quei colpi sono stati sparati in direzione della Turchia. Il primo ministro turco, Recep Erdoğan, ha dichiarato ieri che la Turchia non è in cerca della guerra, ma si trova lo stesso – contro la sua volontà, ha detto – vicina allo scontro. Il primo ministro turco ha poi citato un celebre detto dello scrittore romano Vegezio, dichiarando: «Se vogliamo la pace dobbiamo prepararci alla guerra».
Secondo un analista intervistato dalla CNN, Fawaz Gerges, dietro questo linguaggio diretto non si nasconde il reale desiderio di entrare in guerra e le possibilità che il conflitto civile siriano si allarghi alla Turchia sono molto remote. Fawaz sostiene che, da un lato, il governo siriano sta cercando in tutti i modi di non coinvolgere altre nazioni nella guerra. Dall’altro, quello turco sarebbe cosciente del fatto che buona parte dell’opinione pubblica interna è contraria a una guerra che per di più rischierebbe di diventare un conflitto regionale, con interventi di paesi come Libano e Iran. A questo proposito, secondo Fawaz, anche la NATO, di cui la Turchia fa parte, sta suggerendo di mantenere bassi i toni per evitare un peggioramento della situazione.
Foto: BULENT KILIC/AFP/GettyImages