Scontri sulla Spianata delle Moschee
Le foto dei poliziotti israeliani che sorvegliano uno dei luoghi più importanti e contesi di Gerusalemme, dopo giorni di tensioni e provocazioni
La polizia israeliana ha lanciato granate stordenti per disperdere centinaia di manifestanti che protestavano nei pressi della moschea di al-Aqsa, nella zona est di Gerusalemme. Le proteste dei palestinesi sono iniziate pacificamente dopo la tradizionale preghiera del venerdì ma poi sono diventate più nervose, e dopo alcuni lanci di pietre da parte dei manifestanti si è arrivati agli scontri con la polizia, che è anche entrata nell’edificio e ora ha posizionato suoi agenti in tutta l’area. Le visite di ebrei e turisti sono state sospese.
La moschea fa parte di un territorio sotto controllo israeliano ed è la più grande di Gerusalemme. È un luogo di grande delicatezza e importanza simbolica, rivendicato dai palestinesi come parte della capitale del loro Stato. La “seconda intifada”, nel 2000, scoppiò quando l’allora primo ministro israeliano Ariel Sharon fece una visita nell’area, riaffermando così la volontà di Israele di non rinunciare a Gerusalemme nella sua interezza. L’area è considerata “sacra” anche dagli ebrei, per i quali è il Monte del Tempio, ed è stata conquistata da Israele durante la guerra del 1967.
Le tensioni nella zona vanno avanti da quando, tre giorni fa, un gruppetto di ultranazionalisti israeliani aveva provato a organizzare provocatoriamente una preghiera nella zona, creando dei disordini. La polizia israeliana quel giorno ha arrestato due attivisti ebrei e tre palestinesi. Durante questa settimana moltissimi ebrei erano andati in pellegrinaggio al Muro del pianto, che costeggia la zona.