Il lockout dell’hockey su ghiaccio
Le prime due settimane del campionato NHL sono state cancellate, a causa di una disputa contrattuale tra i giocatori e le società che non si è ancora risolta
Le prime due settimane del campionato americano di hockey su ghiaccio sono state cancellate ieri, a causa di una disputa tra il sindacato dei giocatori e NHL, l’associazione che riunisce le squadre della massima serie di hockey su ghiaccio nordamericana (23 statunitensi e 7 canadesi). Con un breve comunicato, NHL ha annunciato che le partite in programma tra l’11 e il 24 ottobre, che sono ben 82, non si giocheranno.
Da 19 giorni è in corso un lockout nella massima serie dell’hockey professionistico americano, ovvero una “serrata”: non uno sciopero, perché a deciderlo sono i proprietari e non i lavoratori, cioè i giocatori, che per la durata del lockout non ricevono lo stipendio. La questione sembra attualmente lontana dalla soluzione, perché non sono in programma nuovi negoziati, dopo alcuni colloqui nei giorni scorsi che non hanno portato a un accordo.
Il motivo della disputa è come dividere tra i giocatori e le società i circa 3 miliardi di dollari (2,3 miliardi di euro) di ricavi collegati ogni anno all’hockey su ghiaccio. L’accordo precedente è scaduto lo scorso 15 settembre e prevedeva che ai giocatori andasse il 57 per cento dei ricavi, ma NHL vuole che nel nuovo accordo quella percentuale sia abbassata al di sotto del 50 per cento. I giocatori non intendono accettare questa riduzione.
È possibile che l’intera stagione NHL venga cancellata, come successe sette anni fa in conseguenza di un altro lockout, nel 2004-2005. Allora, la questione non riguardava le percentuali, ma l’introduzione – inizialmente osteggiata dai giocatori – di un salary cap, un meccanismo per legare gli stipendi massimi ai ricavi effettivi. A febbraio 2005 l’accordo non era ancora stato raggiunto e l’intera stagione venne cancellata: fu la prima volta che accadde nella storia degli sport professionistici americani per questioni sindacali.
Molti giocatori hanno già trovato sistemazioni più o meno temporanee per continuare a giocare, in previsione del fatto che il lockout duri ancora a lungo. Molti hanno deciso di rimanere nell’American Hockey League, la “Serie B” dell’hockey su ghiaccio, mentre altri hanno deciso di cercare squadre in Europa. Nell’estate del 2011 ci fu un altro lockout nello sport professionistico statunitense per il rinnovo del contratto collettivo dei giocatori, questa volta nel campionato di basket NBA, che si risolse dopo quasi cinque mesi di contrattazioni.
Foto: AP Photo/David Duprey