Perché Silk Road prospera
Il sito di e-commerce su droga e beni illegali ha sempre più utenti, e le polizie di mezzo mondo non possono farci molto
di Nadia Ferrigo
Silk Road è il più conosciuto tra i siti illegali di e-commerce, nascosto e difficilmente raggiungibile, su cui si praticano affari criminali. Fu creato nel febbraio del 2011, e i media di tutto il mondo se ne sono occupati da allora: nei primi sei mesi di quest’anno il suo volume d’affari stimato si aggirava intorno a un milione e 900mila dollari al mese. E anche se le polizie internazionali sanno bene come funziona il traffico illegale sul Web, gli utenti sono sempre di più: grazie alle garanzie offerte dal software Tor, che garantisce l’anonimato in rete, e la moneta elettronica Bitcoin.
Quando nel giugno del 2011 il senatore di New York Chuck Schumer chiese alla DEA, (Drug Enforcement Agency, l’agenzia federale antidroga statunitense) di oscurare il dominio, il creatore e proprietario di Silk Road (conosciuto in rete come “Dread Pirate Roberts”, soprannome tratto dal romanzo La principessa sposa) ha pubblicato questo post:
Il dado è tratto e ora staremo a vedere che cosa uscirà. Intensificheremo gli sforzi per contrastare i loro attacchi e rendere il sito più resistente possibile, questo significa che per un po’ saremo meno sensibili ai messaggi che ci riguardano. Sono sicuro che questa notizia spaventerà qualcuno, ma dobbiamo vincere la battaglia, nascerà una nuova era. Anche se perdiamo, il genio è uscito dalla lampada. Stanno combattendo una guerra persa in partenza.
Secondo la ricerca di Nicolas Christin, professore dell’università Carnegie Mellon di Pittsburgh, sede della prima facoltà di informatica degli Stati Uniti, gli utenti di Silk Road sono in costante aumento anche perché non hanno paura di essere scoperti. Nei suoi studi, iniziati a febbraio e terminati a luglio di quest’anno, Christin ha notato che a parte uno “zoccolo duro” di circa 60 profili, i venditori appaiono e scompaiono di frequente, di solito dopo appena 15 giorni dal loro primo affare. All’inizio della ricerca, i profili erano circa 200, mentre ora la media supera i 500 iscritti. La sostanza più venduta è la marijuana, con il 13,7 per cento degli acquisti. A seguire la categoria generale “droghe” al 9 per cento, poi farmaci con prescrizione, cocaina, eroina e anfetamine. Gli amministratori con una commissione di poco superiore al sei per cento sulle transazioni incassano circa 143 mila dollari al mese.
Perché le autorità non riescono a impedire a Silk Road di spedire droga in tutto il mondo? Il sito di e-commerce è accessibile grazie a Tor, (acronimo di The Onion Router, il simbolo infatti è una cipolla), un sistema che protegge gli utenti dall’analisi del traffico con una rete di onion router (detti anche relay), gestiti da volontari, che permettono il traffico anonimo in uscita e la creazione di servizi nascosti. Entrare è davvero molto semplice: basta scaricare il software gratuito. E non è nemmeno illegale, anzi. Nel 2004 Tor venne finanziato dalla Electronic Frontier Foundation, un’associazione no profit che difende la libertà di parola sul web, nel 2007 da Human Rights Watch e da Google dal 2007 al 2011. Quest’anno, oltre a una misteriosa organizzazione non governativa americana che ha donato a Tor più di un milione di dollari, il sostenitore più importante è la Broadcasting Board of Governors (BBG), un’agenzia governativa indipendente responsabile dei mezzi di comunicazione non militari finanziati dagli Stati Uniti (come Radio Free Europe, Voice of America, Office of Cuba Broadcasting).
Installato Tor sul proprio pc, chiunque può accedere a Silk Road, scorrere tra le categorie, scegliere la merce che preferisce e farsela spedire a casa, come si potrebbe fare con un paio di scarpe. I venditori si premurano di assicurare che la droga, sempre disponibile in piccole quantità e a un prezzo conveniente, venga recapitata con tutti gli accorgimenti del caso: imballaggio anonimo e all’occorrenza adatto a non insospettire nessuno con inequivocabili aromi. A giudicare dai commenti degli utenti, che nel 97,8 per cento dei casi si dicono più che soddisfatti, il sistema funziona. Altro piccolo (ma fondamentale) accorgimento: si paga solo in Bitcoin, una moneta elettronica creata nel 2009 che prevede il possesso e il trasferimento anonimo del denaro, che può essere salvato sul proprio personal computer come portafoglio o custodito da operatori finanziari online che svolgono funzioni simili a quelle di una banca.
Solo all’inizio del luglio scorso la DEA ha annunciato di aver iniziato le indagini per scoprire chi sono gli ideatori del sito. Nel mese di agosto a Melbourne, in Australia, un uomo è stato arrestato con l’accusa di aver importato droga attraverso il sito. La polizia federale australiana (AFP), dopo aver scoperto che sono sempre di più i cittadini che utilizzano il servizio pensando che sia un sistema sicuro, ha pubblicato un comunicato stampa:
Silk Road è un sito di e-commerce illegale che facilita la vendita di droga, armi e altri beni vietati dalla legge australiana. Le autorità sono al corrente di questo metodo di acquisto di farmaci e altre sostanze illegali e si impegnano a ricercare e combattere l’importazione e l’esportazione di sostanze illegali in Australia. (…) I criminali cercano di sfruttare la rete, ma l’arresto dei giorni scorsi dimostra che siamo un passo davanti a loro.
Il messaggio non pare aver scoraggiato Dread Pirate Roberts che all’inizio di agosto ha annunciato su un forum di discussione del sito che “The Armory”, la sezione dedicata alla vendita di munizioni, sarebbe stata chiusa entro il 15 agosto perché rendeva troppo poco. Le transazioni erano così poche che le commissioni non permettevano nemmeno di pagare i server necessari a far funzionare il servizio. Altri utenti hanno fatto sapere che a scoraggiarli nell’acquisto erano i prezzi, non concorrenziali rispetto a quelli del mercato “reale”. Ma non è ancora detta l’ultima parola: il “pirata” ha fatto sapere che esiste la possibilità che in futuro The Armony venga riattivato.
Nella classifica dei primi dodici paesi acquirenti, l’Unione europea è al terzo posto con il 6,19 per cento. Primi gli Stati Uniti, con il 43,86 per cento, seguiti da chi non dichiara il paese di destinazione della merce, il 16,28 per cento. Anche tra i venditori, quasi la metà è americana. Seguono inglesi (10.14 per cento), olandesi (6.51 per cento) e canadesi (5.91 per cento). Gli italiani che fanno affari su Silk Road sono l’1.02 per cento del totale.
«Ricevere un pacco non può essere considerato un reato – spiega l’avvocato penalista Marco Maccaferri – se però all’interno dello stesso si trovano sostanze stupefacenti, la questione diventa complessa. Qualsiasi avvocato dotato di buon senso sosterrebbe che il destinatario, ovvero colui che compare sull’etichetta, non ha mai fatto richiesta o acquisto di alcunché. In buona sostanza, la tesi che proverebbe a far passare è che ignoti fornitori avevano inviato la merce all’indirizzo di un determinato soggetto più o meno “pulito” per poi recuperarla per vie traverse. Ovviamente questa ricostruzione necessita di un impianto probatorio ed argomentativo piuttosto forte. Per questo motivo, mancando una giurisprudenza consolidata sul tema, starà all’abilità del difensore convincere il giudice di turno dell’estraneità del proprio assistito. Impresa piuttosto difficile, a mio avviso, ma non impossibile».
«Se questo non dovesse riuscire, le pene sono quelle classiche ai sensi dell’articolo 73, rubricato “Produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope”: da 6 a 20 anni. Parlando di quantitativi più modesti, si dovrebbe ricadere nella previsione del quinto comma, con pene che vanno da uno a sei anni. Il dato che rileva è il principio attivo. Milano, che è la piazza migliore per la cocaina in Italia a livello di qualità, raramente offre sostanze con un principio attivo superiore al 10 per cento, che su 5 grammi vorrebbe dire 0,5 grammi. E lo stesso discorso vale per chi vende online. E’ il caso di precisare – continua l’avvocato Maccaferri – che sistemi come Silk Road possono servire più per il consumo al dettaglio che per il grosso traffico. Non è comodissimo spedire 10 chili di eroina per posta. Questo riduce le possibilità che il destinatario sia un soggetto controllato dalla polizia giudiziaria nell’ambito di indagini su larga scala».
«Il controllo della posta è normalmente effettuato dalla polizia postale, che si occupa anche dei crimini commessi attraverso la rete – conclude l’avvocato – se invece si tratta di indagini molto complesse, allora non c’è differenza: polizia di stato, carabinieri o guardia di finanza sono tutti dediti a questo lavoro». E se anche la polizia postale italiana, come del resto le polizie di mezzo mondo, è a conoscenza del mondo del deep web, questo può non bastare. Prima di oscurare un sito, è necessario in ogni caso un’autorizzazione del tribunale per chiedere ai provider di inserirlo in una black list. Ma c’è un problema pratico a livello di giurisdizione: non si può imporre direttamente la legge italiana a chi ha una ragione sociale all’estero. Tutti i metodi di pagamento virtuali operano come qualsiasi banca e il segreto sulle operazioni finanziarie può essere superato solo con un decreto della magistratura. Insomma per poter attaccare e sconfiggere un sistema così complesso, c’è bisogno di un’indagine complessa, coordinata con tutti gli altri paesi coinvolti.
(Silk Road, il sito dove si vendono cose illegali)
Al termine del suo studio su Silk Road, Christin si chiede quali possano essere le strategie per contrastare il sistema di commercio online. Secondo il professore, una delle possibilità potrebbe essere distruggere Tor, così da non rendere più accessibile né Silk Road né siti di questo genere. Ma non si può. Come già ricordato, Tor è utilizzato anche da molte persone e associazioni che si battono per la libertà di espressione. Pare più realizzabile attaccare il sistema di pagamento in Bitcoin, che garantisce l’anonimato ma è parzialmente vulnerabile, ad esempio intercettando gli utenti che acquistano e scambiano con frequenza grandi quantità di moneta virtuale. Un’altra possibilità è concentrarsi sul sitema di consegna, rinforzando i controlli sulla corrispondenza. All’ultimo posto compare anche la voce laissez-faire, lasciar fare. Alcuni studi, spiega Christin, dimostrano che, considerati i costi e i benefici, la prevenzione sull’abuso di droga è molto più efficace della repressione. Lasciar correre può risultare di gran lunga la strategia più conveniente.