Netanyahu chiederà elezioni anticipate?
Più per calcoli politici che per ragioni legate al progetto di bilancio, che se non sarà approvato porterà comunque alla caduta del governo
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu avrebbe intenzione di andare a elezioni anticipate a metà febbraio 2013, quindi a quattro anni dall’inizio del suo governo e otto mesi prima della scadenza del mandato. Lo sostengono oggi i media e i giornali israeliani riprendendo le dichiarazioni di alcuni ministri, e citando un dialogo tra lo stesso Netanyahu e il suo ministro delle Finanze Youval Steinitz: se il progetto di bilancio 2013 fatto da Steinitz non sarà approvato, si tornerà alle urne. La nuova finanziaria prevede pesanti misure di austerità e sono in molti (anche all’interno dello stesso governo) a pensare che non verrà approvata prima della fine dell’anno dai diversi partiti che compongono la coalizione di governo.
«Il primo ministro deve ancora presentare un progetto di bilancio responsabile, ma se questo non sarà possibile ci saranno le elezioni a metà febbraio», ha detto a una radio pubblica il ministro dei Trasporti Katz, stretto collaboratore di Netanyahu. Secondo lui, il Parlamento potrebbe approvare una legge per decidere lo scioglimento del governo poco dopo l’inizio della sessione invernale, il 15 ottobre. E anche il ministro degli Interni, Eli Yishai, leader del partito ultra-ortodosso Shas, ha dichiarato alla radio militare che le elezioni anticipate «sono ormai un dato di fatto compiuto nella misura in cui le discussioni sul bilancio non sono nemmeno iniziate».
Alla base della possibile decisione di Netanyahu più che ragioni legate alla mancata approvazione del bilancio ci sarebbe comunque un calcolo politico per cercare di non perdere consensi. Secondo gli ultimi sondaggi pubblicati dal quotidiano Haaretz il Likud di Netanyahu dovrebbe vincere le elezioni e ottenere 28 seggi su 120 alla Knesset (il Parlamento, oggi ne ha 27): se però un piano di austerità venisse approvato prima delle elezioni, questo non andrebbe a favore del partito.
Inoltre, si sarebbe creata una insanabile rottura tra Netanyahu e il ministro della Difesa, Ehud Barak, leader del partito di centro Hatzmaout, accusato di cercare l’approvazione degli Stati Uniti presentandosi con posizioni più moderate rispetto gli “estremismi” del primo ministro e, dunque, come miglior referente. Ehud Barak difficilmente accetterà la nuova finanziaria che prevede molti tagli proprio al ministero di cui è a capo.
Inoltre, vi sono molte voci su un possibile ritorno alla politica di Ehnud Olmert, l’ex premier accusato di corruzione che si era dimesso nel 2009. Se si dovesse votare a febbraio, Olmert non avrebbe tempo a sufficienza per preparare il suo rientro e Netanyahu non sarebbe costretto ad affrontarlo nella sfida elettorale. Alcuni osservatori hanno poi spiegato che il discorso fatto giovedì scorso da Netanyahu di fronte all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sarebbe preparatorio a una campagna elettorale tutta centrata sulle minacce che riguardano Israele e in particolare di quelle provenienti dall’Iran, il cui governo è accusato di essere al lavoro per la realizzazione di testate atomiche.
(Netanyahu e il cartello sull’atomica)
Già a maggio il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il suo partito di centrodestra Likud avevano scelto di andare ad elezioni anticipate fissandole per il 4 settembre 2012 perché la coalizione di governo da tempo non era più stabile. Il giorno dopo però, lo scenario politico israeliano era di nuovo cambiato: il primo ministro si era infatti accordato con il leader del partito centrista d’opposizione Kadima per formare un nuovo governo di coalizione, mantenendo la maggioranza alla Knesset.