Immagini dalla Siria
Le foto del mercato vecchio di Aleppo distrutto dagli scontri, e quelle delle città di Souran, Azaz e Qamishli
A 19 mesi dall’inizio della guerra tra i ribelli anti-governativi e l’esercito fedele al presidente Bashar al-Assad, la situazione in Siria continua a essere drammatica. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, organizzazioni anti-governativa con sede a Londra che può contare su una rete di attivisti in tutto il paese, lunedì sono morte almeno cento persone in tutta la Siria a causa di scontri, agguati e bombardamenti ordinati dal governo. Ad Aleppo, venerdì, uno scontro armato tra i ribelli e l’esercito ha provocato lo scoppio di un incendio nello storico mercato della città vecchia, dichiarata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO nel 1986. Il mercato, considerato il centro della vita di Aleppo e visitato ogni anno da migliaia di turisti, è stato notevolmente danneggiato e molti negozi sono stati distrutti. I ribelli hanno lanciato un assalto per prendere il controllo della città ma le forze governative stanno resistendo bombardando e usando l’artiglieria pesante. Il giornale libanese Al-Diyar ha raccontato che martedì il presidente Assad ha visitato Aleppo e ha ordinato l’invio di altri 30 mila soldati.
Nel frattempo aumenta di giorno in giorno il numero delle persone che abbandona le città bombardate: secondo l’ONU e la Croce Rossa i profughi dall’inizio del conflitto sono almeno 300 mila e ogni giorno dalle duemila alle tremila persone varcano il confine e si rifugiano in Turchia. Molte restano in Siria e cercano rifugio nei campi appositamente allestiti, come quelli delle città settentrionali di Souran e Azaz che hanno accolto decine di famiglie fuggite da Homs. Sempre domenica un’autobomba è esplosa a Qamishli, in una zona remota del paese abitata prevalentemente da curdi. Il governo ha detto che sono morte quattro persone mentre secondo gli attivisti i morti sono otto, tutti agenti dei servizi segreti siriani. Molti temono che l’episodio possa trascinare anche i curdi nel conflitto: finora non hanno combattuto né a fianco dei ribelli né di Assad, anche se in passato hanno manifestato contro il governo.