Che cosa succede a Bologna
La fusione tra due grandi aziende multiservizi rischia di mettere in crisi la maggioranza, che avrà bisogno di almeno un voto del centrodestra
Il prossimo 8 ottobre al comune di Bologna si voterà la fusione tra Hera, grande azienda multiservizi per la gestione di energia, rifiuti, acqua e gas in gran parte dell’Emilia Romagna, e Acegas-Aps che fornisce gli stessi servizi in Friuli Venezia Giulia, in Veneto e nei Balcani. Sia Hera che Acegas-Aps sono società quotate in borsa a maggioranza pubblica ma con capitale misto pubblico-privato: Hera con il 61 per cento controllato da vari comuni della regione Emilia Romagna, Acegas con il 62 per cento diviso tra il Comune di Padova e quello di Trieste. La società frutto della fusione sarà, come Hera e Acegas-Aps, con capitale misto e a maggioranza pubblica.
Ieri Cathy La Torre, capogruppo a Bologna di Sinistra Ecologia e Libertà, ha annunciato in commissione di essere contraria alla fusione delle due aziende, rischiando di rendere complicata l’approvazione della delibera in Consiglio comunale. Affrettandosi a ribadire che questa posizione non metterebbe comunque «in discussione l’accordo che abbiamo e il Governo della città». Sul suo sito Cathy La Torre chiarisce la propria posizione riprendendo gli argomenti posti, meno di un anno fa, dai referendum sulla gestione dei cosiddetti “beni comuni”, compreso quello della gestione dell’acqua.
La volontà sottostante a queste fusioni, più che quella di “difendere” la gestione dei servizi nei nostri territori dall’invasione straniera, ci sembra chiaramente quella di espandersi verso altri mercati in cerca di profitti dalla gestione dei servizi.
(…) I due soggetti – Hera e Acegas – sono società quotate in borsa, nei fatti dunque vincolate ad obiettivi di natura privatistica, ma allo stesso tempo a prevalente capitale pubblico e gestori di servizi pubblici essenziali (acqua, energia e ciclo dei rifiuti). E’ chiaro quale sia la mia e la nostra preoccupazione: il preponderare delle logiche privatistiche sull’interesse pubblico.
E già le prime tappe di questa operazione di fusione confermano questa preoccupazione: non è stato possibile coinvolgere prima i Consigli Comunali interessati nella discussione perché l’operazione andava tenuta riservata per non falsare il mercato azionario.
Anche l’unico consigliere bolognese dell’Italia dei Valori, Pasquale Caviano, ha detto che non voterà la delibera. Per sostenere la posizione della maggioranza diventerà decisivo il voto dell’opposizione di centrodestra, a partire da quello di Stefano Aldrovandi, ex amministratore delegato di Hera Spa eletto in Comune con una propria lista (Bologna 2016). Aldrovandi ha già annunciato il proprio sì alla delibera. Oltre al suo voto, serve che tutti i consiglieri del PD si presentino in aula e con loro voti sì anche il sindaco, Virginio Merola.
La questione della fusione Hera-Acegas ha creato discussioni e problemi in molti comuni dell’Emilia Romagna, del Veneto e del Friuli. A favore si è schierato il Partito Democratico (con qualche eccezione), mentre il Movimento 5 Stelle, Sinistra Ecologia e Libertà e Italia dei Valori si sono dichiarati contrari.