Lo sciopero dei trasporti è un’arma spuntata
Dario Di Vico sul Corriere invita a pensare a nuove e più efficaci forme di lotta sindacale
Dario Di Vico critica sul Corriere della Sera lo sciopero nazionale dei trasporti che si terrà domani, definendolo un’arma spuntata e fine a se stessa e proponendo ai sindacati e ai lavoratori di studiare forme di protesta e mobilitazione diverse e meno rituali.
Domani gli autoferrotranvieri di tutt’Italia sciopereranno ancora una volta per il rinnovo del loro contratto che è stato firmato per l’ultima volta nel 2007. Come è avvenuto in svariate altre occasioni il fermo di tram, bus e metropolitane finirà per colpire gli strati più deboli del mercato del lavoro perché le cosiddette fasce orarie di salvaguardia non sono più da tempo uno strumento che va veramente in aiuto degli utenti. Il traffico delle grandi città e soprattutto quello che si muove dall’hinterland verso il centro non può essere più inscatolato in un unico format come ai tempi del fordismo e la grande massa dei lavoratori precari e a partita Iva, che si sposta durante il giorno in segmenti orari fortemente differenziati e che spesso non ha un unico indirizzo in cui lavora, subisce interamente il peso dello sciopero del trasporto locale.
In più gli osservatori di cose sindacali sono abbastanza convinti che l’agitazione di domani, a prescindere dalla sua riuscita, non smuoverà gli ostacoli. Gli enti locali che sono gli azionisti delle aziende di trasporto pubblico non sembrano focalizzati sulla risoluzione di questo conflitto, vivono una stagione di turbolenza tra spending review, taglio delle province ed episodi di malapolitica e di conseguenza non hanno risorse e lucidità per affrontare davvero i nodi aperti. Il guaio è che i sindacati degli autoferrotranvieri sono i primi ad essere coscienti di questo stallo, eppure insistono a convocare scioperi che finiscono per contrapporli all’utenza popolare piuttosto che incalzare le naturali controparti.
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Foto: Gian Mattia D’Alberto- LaPresse