Dov’è il corpo di Jimmy Hoffa?
In Michigan la polizia ha iniziato a scavare alla ricerca del corpo di un sindacalista scomparso trent'anni fa: uno dei più celebri casi irrisolti degli Stati Uniti
Oggi la polizia di Roseville, una cittadina del Michigan a poca distanza da Detroit, negli Stati Uniti, scaverà sotto una strada privata in una zona residenziale seguendo l’ennesima pista per cercare di ritrovare il corpo dell’ex sindacalista Jimmy Hoffa. La scomparsa di Hoffa, il 30 luglio 1975, è uno dei casi irrisolti più celebri degli Stati Uniti: il suo corpo non è mai stato ritrovato e nessuno è stato mai condannato per la sua sparizione o il suo omicidio.
L’ultima pista è stata indicata, secondo il Detroit Free Press, da un anziano signore che una volta viveva nella zona. L’uomo ha detto al quotidiano che nella casa vicina alla strada privata abitava molti anni fa uno degli allibratori di Anthony Giacalone, un mafioso di Detroit che doveva incontrare Hoffa la sera della sua scomparsa. Ha aggiunto che, la notte della scomparsa, l’allibratore rimase sveglio tutta notte e lavorò con il cemento vicino alla strada privata.
L’uomo ha anche detto di aver aspettato più di trent’anni a parlare con la polizia per paura di essere ucciso, e che ora lo ha fatto anche nella speranza di ottenere i 300.000 dollari di ricompensa offerti poco dopo la scomparsa di Hoffa dal suo sindacato e dai familiari per informazioni che avrebbero potuto portare al suo ritrovamento (la famiglia e il sindacato hanno detto però che l’offerta di una ricompensa non è più valida).
La polizia ha usato un radar per controllare il terreno sotto la strada privata, trovando qualcosa di solido circa 60 centimetri sottoterra. Nei prossimi giorni verrà prelevato un campione per capire se si tratta di resti umani, e se gli esami diranno di sì si scaverà sotto la strada. Non è la prima ricerca di questo tipo, nel caso Hoffa: nel 2006 l’FBI scavò per due settimane in un maneggio vicino a Detroit, senza trovare nulla.
Jimmy Hoffa era un sindacalista dell’International Brotherhood of Teamsters (IBT), in breve “Teamsters”, sigla che rappresenta tuttora gli autotrasportatori in Canada e negli Stati Uniti. Hoffa, nato nel 1913, ci entrò a meno di vent’anni e ci rimase per più di quaranta, diventando presidente nel 1958. Sotto la sua guida i Teamsters diventarono il più grande e il più potente sindacato americano, con circa 1,5 milioni di iscritti. Lo diventarono quasi dal nulla e per la maggior parte grazie alle capacità organizzative di Hoffa, che divenne rapidamente un personaggio molto conosciuto negli Stati Uniti.
Molto conosciuto e discusso, dato che le proteste del sindacato erano famose per la loro durezza, intorno al comportamento di Hoffa circolarono a lungo voci insistenti che lo descrivevano in modo tutt’altro che irreprensibile nei suoi rapporti con i politici e gli industriali. Fu coinvolto in parecchi processi, con accuse come frode, utilizzo illecito dei fondi pensione del sindacato e tentata corruzione di una giuria popolare in un processo che lo riguardava. Nel 1967, condannato a 13 anni, entrò in carcere ma ne uscì dopo meno di cinque anni grazie a una decisione del presidente Nixon. Nel 1972, l’anno dopo il suo rilascio, i Teamsters abbandonarono il tradizionale sostegno ai candidati democratici e appoggiarono Nixon nella campagna per la sua rielezione.
Hoffa, però, aveva un motivo di dispiacere: il fatto che il presidente gli avesse concesso il rilascio a condizione che si tenesse lontano dalle attività sindacali fino al 1980. Provò anche, inutilmente, a fare causa a Nixon per poter tornare a lavorare nel sindacato. Ma era ancora ben inserito nelle lotte di potere interne al sindacato, quando fu visto per l’ultima volta nel primo pomeriggio del 30 luglio 1975, nel parcheggio di un ristorante nei sobborghi di Detroit, il Machus Red Fox.
Hoffa era lì per incontrarsi con due personaggi con cui non era in buoni rapporti e voleva tentare una rappacificazione: Anthony Provenzano detto “Tony Pro”, un sindacalista dei Teamsters in New Jersey che aveva stretti rapporti con la criminalità organizzata, e Anthony Giacalone detto “Tony Jack”, un mafioso di Detroit. Secondo la ricostruzione dell’FBI, che però non è mai stata provata in un processo, i due uomini fecero uccidere Hoffa per evitare che tornasse a capo del sindacato autotrasportatori, limitando la crescente influenza dei gruppi criminali sull’organizzazione.
Nel corso degli anni ci sono stati migliaia di indizi, tracce, soffiate e false piste su dove finì il suo corpo: per un certo tempo si pensò che fosse stato seppellito sotto l’enorme Giants Stadium, in New Jersey (demolito nel 2010) ma anche in quel caso le ricerche non portarono a nessun risultato.
Foto: Jimmy Hoffa nel 1967. (AP Photo)