“Lo show di Renzi funziona”
Concita De Gregorio racconta il comizio di Roma, le persone che ha incontrato ("potete non crederci") e la cosa in cui "Renzi ha già sconfitto tutti gli avversari"
Su Repubblica di oggi Concita De Gregorio, autrice in questi giorni di una serie di articoli sulle primarie del centrosinistra, racconta il recente comizio di Matteo Renzi a Roma, le persone che ha visto (“potete non crederci”) e la cosa in cui, secondo lei, “Renzi ha già sconfitto tutti gli avversari”.
Cambio di prospettiva. La campagna elettorale di Matteo Renzi bisognerebbe provare a guardarla dal palco: spalle al protagonista e occhi negli occhi al pubblico. Proprio come fa il fotografo – bravissimo – che ad ogni tappa dà il visto si stampi ad un’immagine sempre uguale e ogni volta diversa: Matteo di spalle, camicia bianca e pantaloncini affusolati, che parla alla folla inquadrata di prospetto e col grandangolo, assiepata nei teatri e nelle piazze. Effetto: un uomo solo e la moltitudine. Nelle foto gli sguardi delle cuoche della festa di Ravenna, i capelli col gel dei ragazzini di Monza, la messa in piega delle anziane signore del Politeama di Varese, i giovanotti con la borsa a tracolla e le insegnanti trentenni dell’Auditorium di Roma. Una foto, lo sa bene Renata Polverini, può decretare l’inizio e la fine di ogni cosa. Molto più delle cronache di giornale, delle analisi, dei mille commenti in chat. Una foto che dice, per esempio, che nell’autunno in cui alle Feste del Pd si è segnato il minimo storico di presenze (perché erano tante e tutte insieme, certo, perché faceva freddo e pioveva, sì, perché alle feste ci vanno solo i militanti mentre nei teatri e nelle piazze ci vanno tutti, d’accordo) ecco negli stessi giorni, però, guardate bene in faccia la platea di Renzi. Di qua, ai dibattiti di partito, militanti di mezza età inoltrata seduti composti sulle sedie. Di là ai comizi di Matteo, giovani e vecchi seduti ovunque, per terra e sulle scale, amici nemici e curiosi, addetti stampa degli avversari venuti a prendere appunti con l’Iphone e ragazzini non ancora in età di voto che “mi interessa perché domani c’è assemblea, a scuola, e così racconto cosa dice”. Potete non crederci, che ci siano sedicenni che vanno in gruppo ad ascoltarlo, ma ci sono.
A Ravenna è venuto a sentire il parrucchiere del paese vicino, Alfonsine, che “le ragazzine sono pazze di lui, vorrei capire perché”. A Forlì la cuoca della Festa dell’Unità “che potrebbe avere l’età di mio nipote mi fa tanta tenerezza, mi dà speranza”. A Monza l’imprenditore ex socialista “che non so, ci devo pensare ma certo la destra ormai fa schifo e a sinistra ci sarà pure qualcuno che non parla solo la lingua della Fiom”. A Varese, culla leghista, la vecchina coi capelli blu che vorrebbe farsi autografare la sua foto “perché mi piace un casino”. Dice così, la settantenne: un casino. Certificato dai video.
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– Il potere al deejay, di Luca Sofri