La mostra di Edward Weston a Modena
Le stampe originali di uno dei più grandi fotografi del Novecento sono in Italia fino al 9 dicembre, ve ne mostriamo alcune
È in corso in questi giorni a Modena la mostra “Edward Weston. Una retrospettiva“, curata da Filippo Maggi e dalla Fondazione Fotografia di Modena che da anni si occupa di collezioni di fotografia, di mostre e promozione di eventi culturali legati all’immagine. La mostra riporta in Italia le opere di uno dei grandi fotografi del Novecento, Edward Weston, con 110 stampe originali: le stampe sono quelle conservate dal Center for Creative Photography di Tucson e provenienti dalla collezione privata di Margaret Weston.
Weston naque nel 1886 ed ebbe una vita ricca di esperienze e incontri che influenzarono il suo modo di fotografare le cose. Cominciò con uno stile cosiddetto pittorialista, una modalità di fotografare molto in voga all’inizio del secolo che auspicava per il mezzo fotografico un ruolo simile a quello della pittura: le fotografie erano spesso sfumate, interpretate, impressioniste. L’arrivo delle avanguardie in pittura, le scoperte tecniche e scientifiche, l’irruenza della grande storia e, a livello biografico, gli incontri con fotografi come Tina Modotti, fotografa e attivista politica italiana che sarà poi sua compagna in Messico, e Ansel Adams, con il quale negli Stati Uniti fonderà il gruppo di fotografia f/64, cambiarono il suo modo di vedere le cose.
In quegli anni Weston ricercò nella fotografia una coerenza formale molto rigida: tutto doveva essere controllato, l’inquadratura, i toni di grigio, l’esposizione dovevano essere quasi scientificamente applicati alla fotografia. Con il gruppo f/64 Weston cercò di far coincidere tecnica ed estetica, sforzandosi di far superare alla fotografia la realtà, in perfezione e nobiltà. L’oggetto doveva essere lucido, chiaro, nitido a tal punto che fotografare diventasse una performance tecnica, che si allontanava dalla pittura e che rendeva la fotografia un’azione quasi astratta. Prima di scattare il fotografo doveva prefigurarsi l’immagine, in modo che il risultato fosse poi quanto più possibile vicino alla perfezione.
Nel saggio Vedere Fotograficamente (Seeing Photographically), Weston spiega:
(…) il compito più importante e anche più difficile del fotografo non è imparare a usare la macchina fotografica, o a sviluppare, o a stampare: è imparare a vedere in modo fotografico, cioè imparare a vedere il soggetto nei termini delle capacità degli strumenti e dei processi, così da poter istantaneamente tradurre gli elementi e i valori della scena che ha davanti nella fotografia che intende fare (…)
La mostra dura fino al 9 dicembre ed è possibile visitarla nei locali dell’Ex Ospedale Sant’Agostino a Modena. Maggiori informazioni sul sito della Fondazione Fotografia.