Una pena senza fine
Adriano Sofri spiega su Repubblica che cos'è l'"ergastolo ostativo"
Adriano Sofri racconta su Repubblica che cos’è l’ergastolo ostativo: una pena senza fine che non può essere né abbreviata né convertita in pene alternative, a meno che la persona detenuta decida di collaborare con la giustizia. Che contraddice evidentemente quanto dice la Costituzione sulle finalità rieducative della pena e la cui esistenza, tra l’altro, smonta il luogo comune per cui in Italia l’ergastolo non esista, e nessuno resti davvero in carcere per tutta la vita.
Vorrei cominciare da una domanda: voi sapete che cos’è un ergastolo ostativo? Non è un espediente retorico: io stesso, che mi picco di conoscere le faccende penitenziarie, ho appreso solo di recente che esiste, dal 1992, una cosa che si chiama ergastolo ostativo. In breve, vuol dire che per certi reati ritenuti di particolare gravità è esclusa senza riserve l’eventualità che la pena carceraria finisca, o si muti in pene, come si dice, alternative: niente permessi, niente lavoro esterno, niente riduzioni di pena per buona condotta – come si potrebbe ridurre una pena che si decreta senza fine?
Quel genere di condanna all’ergastolo “osta” a qualsiasi modificazione, per quanto tempo passi e per quanto cambi la persona condannata. Se questa, come immagino, è per i più una notizia, lo è tanto più perché contraddice quel luogo comune così spesso e disinvoltamente ripetuto secondo cui «l’ergastolo in Italia non esiste», «dopo un po’ di anni escono tutti». Non escono, nemmeno per un’ora, fino al certificato di decesso. Non sono ancora morti e non sono più vivi: per loro non vale la consolazione che finché c’è vita c’è speranza. E guardate che non si tratta di un pugno di casi estremi, ma di centinaia: «Talmente invisibili – ha scritto l’Avvenire – che neanche al ministero della Giustizia sanno dire con esattezza quanti siano davvero gli ‘ostativi’».