La ricostruzione in Emilia è ferma?
L'inchiesta del Corriere della Sera su come procedono i lavori e sui fondi ancora da stanziare a quattro mesi dal terremoto
A quattro mesi dal terremoto che lo scorso maggio ha colpito l’Emilia, l’inviata del Corriere della Sera Giusi Fasano racconta a che punto sono i lavori di ricostruzione nei paesi colpiti, dove le persone rimaste senza casa vivono ancora in tende, roulotte, negli hotel o sono ospiti di amici.
C’è qualcosa di strano nella passeggiata lungo le viuzze del centro storico di Mirandola. Qualcosa di sinistro. Saranno le macerie e le crepe che si vedono ancora qua e là. Oppure saranno le transenne e i ponteggi piazzati ovunque a ricordare pericoli di crolli… Quando gli occhi planano su quel che resta del duomo tutto diventa più chiaro: è il silenzio, quel qualcosa di strano. Un silenzio irreale che fa risuonare il rumore dei passi nell’aria come fossimo in una stanza vuota. Visto dai piedi della Chiesa sventrata di San Francesco o dai mille portoni rinforzati con travi di legno, il cuore di Mirandola è un’enorme stanza vuota.
È uno dei problemi più gravi del dopo terremoto. La ricostruzione dei centri storici sfregiati dalle scosse del 20 e 29 maggio è il capitolo di un libro ancora tutto da scrivere e non c’è nemmeno un segnale che faccia sperare in un’accelerata. «Se andrà bene, ma proprio tanto bene, forse potremo parlare al passato fra cinque anni» azzarda il direttore della Confindustria di Modena Giovanni Messori. Ed è fra i più ottimisti.
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Sempre sul Corriere, Virginia Piccolillo fa il punto sugli stanziamenti in corso per i terremotati, dopo il primo fondo di cinquanta milioni di euro gestiti dalla Protezione civile e destinati all’emergenza dei primi due mesi.
Sulla carta 9 miliardi di euro, ai terremotati poco o nulla. A 4 mesi dal sisma le popolazioni gridano: «Siamo stati dimenticati». È davvero così? O, come dice il presidente dell’Emilia Romagna, Vasco Errani, «va velocizzata qualche procedure: bacchette magiche non ce ne sono»?
Il primo stanziamento è stato immediato, ma ridotto. Cinquanta milioni di euro, gestiti dalla Protezione civile, per il soccorso e l’assistenza alle popolazioni. Dovevano bastare per i primi due mesi. È l’effetto del dopo Bertolaso. La nuova legge, varata dopo lo scandalo della «Cricca», che fece emergere le criticità di una gestione in deroga, prevede allo scadere dei 60 giorni (in questo caso ricalcolati a partire dal 29 maggio, giorno della seconda scossa) il passaggio dalla fase dell’emergenza a quella del regime ordinario: nella quale a gestire i fondi sono direttamente le Regioni coinvolte, in proporzione ai danni subiti. A seconda dei provvedimenti, per l’Emilia oltre il 90%, la Lombardia per il 4-8%, il Veneto per l’1%.
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– 20 foto di Italia love Emilia
Foto: La chiesa di San Paolo a Mirabello, 20 maggio 2012 (AP Photo/Luca Bruno)