Far pagare i ricchi, abbassando le tasse
Alesina e Giavazzi sul Corriere spiegano che non ha senso dare servizi gratuiti a chi si può permettere di pagarli e allo stesso tempo tassarli al 50%
Oggi sul Corriere della sera Alberto Alesina, professore di economia ad Harvard, e Francesco Giavazzi, professore di economia alla Bocconi e collaboratore alla spending review del governo Monti, hanno spiegato il cambiamento per la spesa sociale in Italia e hanno parlato anche delle misure che si dovevano prendere e che non sono state prese. Le aspettative di vita alla nascita e al momento della pensione sono aumentate moltissimo rispetto agli anni ’70, quando fu disegnato l’attuale stato sociale. Di conseguenza sono aumentate le spese per lo stato, che però non ha diminuito di pari passo altre spese e così ha aumentato la pressione fiscale, che in questi 40 anni è cresciuta di 15 punti percentuali. La soluzione, sostengono, è far pagare i servizi gratuiti dello stato a chi se li può permettere, ma nel contempo abbassargli le tasse.
In quarant’anni, dall’inizio degli anni Settanta ad oggi, l’aspettativa di vita alla nascita si è fortunatamente allungata, in Italia, di dieci anni: da 69 a 79 per gli uomini, da 75 a 85 per le donne. L’allungamento della vita si è anche riflesso in un aumento dell’aspettativa di vita a 65-67 anni, cioè al limite dell’età pensionabile: nel 1970 un sessantacinquenne maschio viveva in media altri 13 anni, oggi la media è diciotto; per le donne è salita da 16 a 22 anni. Ci sono voluti decenni prima che ci accorgessimo che occorreva adeguare l’età di pensionamento all’allungarsi della vita media: nel frattempo la spesa per pensioni è cresciuta dall’8 per cento del Prodotto interno lordo (Pil) nel 1970 a quasi il 17 per cento oggi.
L’allungamento della vita ha anche prodotto un aumento delle spese per la salute. Un anziano oltre i 75 anni costa al sistema sanitario ordini di grandezza superiori rispetto a persone di mezza età. Risultato, la nostra spesa sanitaria oggi sfiora il 10 per cento del Pil. Insieme, sanità e pensioni costano il 27 per cento, 10 punti più di quanto costavano quando il nostro Stato sociale italiano fu concepito.
A questo aumento straordinario non abbiamo fatto fronte riducendo altre spese (ad esempio quella per dipendenti pubblici, che era il 10 per cento del Pil 30 anni fa ed è rimasta il 10 oggi), bensì solo con un aumento della pressione fiscale: dal 33 per cento quarant’anni fa al 48 oggi.
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