Chi sta vincendo in Siria?
L'annuncio dell'esercito dei ribelli di aver spostato il quartier generale dalla Turchia al territorio "liberato" della Siria potrebbe segnare una svolta nel conflitto, scrive CNN
L’Esercito libero siriano (spesso citato con il nome e l’acronimo inglese: Free Syrian Army, FSA), la principale forza armata dei ribelli, ha annunciato sabato di aver trasferito il quartier generale delle operazioni dalla Turchia al territorio “liberato” della Siria. Oggi CNN scrive che si tratta di una “pietra miliare” del conflitto, e che potrebbe essere un segno che questo sta volgendo in favore dei ribelli.
La FSA è stata formata l’anno scorso, quando i primi reparti dell’esercito siriano hanno cominciato a disertare e negli ultimi mesi le sue forze si sono ingrossate, arruolando nuovi disertori e volontari civili. Una cosa importante da notare, che ha avuto il suo peso nelle diserzioni, è che l’esercito siriano ha una composizione squilibrata rispetto alla divisione del paese in molte confessioni religiose diverse: la maggior parte dei militari di carriera e degli ufficiali è storicamente alawita – la setta a cui appartiene anche la famiglia Assad – che è la confessione religiosa di poco più del 10 per cento della popolazione, mentre tra i soldati semplici ci sono molti più sunniti (la maggioranza della popolazione siriana). A giugno si stimava che la FSA disponesse di circa 40 mila soldati. Dalla data della sua creazione, la FSA ha mantenuto la sua base in Turchia da dove cercava di coordinare gli sforzi delle varie brigate ribelli.
L’annuncio dello spostamento del quartier generale è stato fatto in un video dal comandante della FSA, il colonnello Riad al-Asaad (che ha anche un account Twitter). Riad ha anche annunciato che il prossimo passo della FSA sarà la liberazione della capitale, Damasco. Il luogo dove si trova al momento il comando non è stato rivelato.
Secondo un analista, intervistato dalla CNN, la FSA ha recentemente migliorato le sue capacità in termini di organizzazione, armamenti e numero degli effettivi. Gli scontri di Aleppo e Damasco di quest’estate dimostrerebbero che il regime di Assad non può confidare nella sicurezza nemmeno delle parti più critiche e vitali del territorio nazionale.
Intanto ieri l’esercito siriano ha continuato a bombardare alcuni quartieri di Aleppo e di Damasco, causando, secondo i ribelli, circa 60 morti in ognuna delle due città. Altri quaranta morti sarebbero stati causati dagli scontri nella città di Hama, portando in totale a 200 il numero di morti in questo fine settimana.
I soldati della FSA avrebbero attaccato ieri notte alcune posizioni dell’esercito libanese (la Siria confina con il Libano a sud-ovest). Lo ha riferito un’agenzia di stampa libanese, secondo cui questo è il secondo attacco della FSA sul territorio libanese in una settimana. Secondo la stessa agenzia non ci sarebbero state vittime nell’attacco.
Infine, il National Coordination Body for Democratic Change (uno dei numerosi gruppi politici sorti negli ultimi mesi in Siria, accusato dagli altri gruppi di essere un’emanazione del regime), ha annunciato ieri che tre dei suoi attivisti sono stati arrestati dal regime di ritorno da un viaggio in Cina e ne hanno chiesto l’immediata liberazione da parte del governo di Damasco.